Un giro d’affari di circa 2 miliardi l’anno che impiega 25mila addetti diretti e altrettanti indiretti. Sono i numeri del comparto funebre in Italia, attività “Spesso e malvolentieri al centro di pericolosi fenomeni criminali e criminogeni meglio noti come racket del caro-estinto”. A parlare è Maurizio Scandurra, attento studioso della materia nonché giornalista radiotelevisivo cattolico e opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’, che proprio dai microfoni di Giuseppe Cruciani e David Parenzo ha più volte lanciato e ribadito l’allarme. “I fatti incresciosi accaduti nel Ravennate sono al momento gli ultimi: non si contano più i casi di cronaca legati ad arresti di disonesti appartenenti ad associazioni a delinquere radicate e ben organizzate. La compravendita dei cadaveri in ospedale ed Rsa è un fatto che va in scena ovunque in Italia: tant’è che più della metà dei decessi annui esterni fuori dalle mura domestiche finisce dritta nelle mani racket del caro-estinto. Favorendo elusione ed evasione fiscale, penalizzando gli operatori seri del settore. Complice anche l’invecchiamento diffuso e la moltiplicazione di case di riposo e degenza con relative nuove camere mortuarie in cui contendersi illecitamente i defunti”, spiega il saggista.

Le inchieste di Faenza e Lugo sono solo le ultime di un fenomeno purtroppo molto diffuso

Scandurra, di che cosa si tratta nello specifico quando parliamo di racket del caro-estinto?

Il commercio delle salme serve alle imprese funebri scorrette, il più delle volte emanazione di ramificazioni mafiose, che in questo modo riciclano denaro sporco di dubbia provenienza. Una volta che una persona muore, i suoi cari vengono avvicinati in corsia o in camera mortuaria da persone spregevoli e compiacenti che, facendogli credere di risolvere un problema garantendogli un risparmio economico, in realtà stanno proponendo il cadavere al miglior offerente per poi eseguire le esequie. Infermieri e addetti agli obitori creano la rete occulta, agevolati anche dalle moderne chat multimediali anonime che difficilmente lasciano traccia.

Perché avviene tutto ciò?

Semplice: Un tempo le onoranze funebri, proprio come i distretti notarili, erano limitate alla densità reale della popolazione sul territorio, presenti a turno negli ospedali. Con la liberalizzazione nel 1998 delle licenze, il loro numero è cresciuto a dismisura. Per restare sul mercato, un buon numero compete slealmente corrompendo. In Italia il primo caso legato al racket del caro-estinto scoppiò a Torino, quando nel 2001, 2007 e 2011 Magistratura e Guardia di Finanza arrestarono per tre volte decine di malviventi grazie alle denunce sporte da Giubileo’, coraggiosa onoranza funebre piemontese. Da allora fioccarono inchieste anche nel resto del Paese, come lo scorso ottobre per ‘ndrangheta e mafia ad Arzano, in Campania, e a Palermo, e in tempi recenti anche a Bologna.

Dunque, come difendersi?

Consigliare onoranze funebri in ospedale ed Rsa è reato. Evitare di farsi ‘aiutare’ da chiunque vi possa avvicinare nell’ora del dolore. Ricordare che i servizi funebri sono esenti Iva: quindi chi promette di scontarla in cambio di pagamenti in nero è un truffatore. Richiedere sempre la fattura, in cui devono essere sempre ben dichiarati e disgiunti il compenso dell’onoranza e le spese da essa anticipate. Rivolgersi solo a professionisti qualificati e certificati, legalmente autorizzati a operare.