Dove viveva Nadia, a Chimbote, ora c’è un fiore che sta crescendo. È il murale realizzato nell’asilo della parrocchia di don Samuele Fattini, missionario faentino dell’Operazione Mato Grosso a Lima in memoria di Nadia De Munari, la volontaria uccisa per una rapina l’anno scorso in missione. Incontro tra missionari, la scorsa settimana nella parrocchia di Jesus Misericordioso in Perù, dove erano in visita l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, e una delegazione della diocesi ravennate. Sotto il grande portico della parrocchia guidata da don Stefano Morini, sono arrivati don Samuele e padre Giampiero Gambero, frate cappuccino, economo dell’Università cattolica di Lima, per condividere un pranzo assieme all’arcivescovo Lorenzo e ai ravennati. Ed è stata l’occasione per vedere il Perù da punti di vista diversi.

Padre Samuele Fattini: “Il lavoro precario impedisce qui qualsiasi tipo di futuro”

padre samuele fattini

Don Samuele ha una parrocchia con 40mila abitanti nella grande città portuale a Nord della capitale: circa 400 ragazzi al catechismo, una scuola primaria con 100 bambini da gestire, con tutto quel che significa in una città del Sud del mondo. Anche lì ci sono i cerros, con gli “insediamenti umani” dove vive la parte più povera della popolazione. «Il problema principale – ci spiega – è quello del lavoro informale e precario che impedisce di fare qualsiasi tipo di progetto per i futuro. Le famiglie non durano, i figli seguono le mamme». Il porto costituisce una buona parte dell’economia cittadina: chi lavora lì sta meglio. Chi invece lavora nelle grandi piantagioni delle multinazionali, una vera e propria “fabbrica” di frutta che non ha bisogno di seguire la stagionalità dei raccolti, inizia alle 4 del mattino e lavora fino alle 18.30.

La pandemia ha portato centinaia di morti, «uno al giorno in parrocchia», spiega don Samuele. «Quando non si potevano fare Messe e celebrazioni abbiamo allestito dentro la chiesa un ospedale per malati di Covid. Noi ci occupavamo di preparare i pasti per loro e io di trasportare chi si aggravava in ospedale». Un’esperienza forte, che ha lasciato il segno in parrocchia, in vari modi: «Ancora oggi tanti non escono di casa ed è stato difficile ricominciare. D’altra parte, nei giovani c’è una gran voglia di stare insieme e di ‘fare’ insieme». Per questo in parrocchia sono partiti due progetti: «Tutti i sabati, con i giovani prepariamo il pranzo e lo distribuiamo ai senzatetto. Abbiamo poi iniziato anche a fare bagni, tetti e catering nei matrimoni per finanziare la parrocchia e le sue opere di carità», con lo stile del Mato Grosso. L’altra eredità della pandemia è l’aumento del disagio mentale: «Abbiamo ragazzi che si tagliano. E purtroppo a Chimbote il problema non si affronta: c’è un solo psichiatra pubblico per tutta la città con un milione di abitanti».

“Nadia è stata uccisa per un cellulare: quando si è disperati e non riesci a dare da mangiare a tuo figlio, fai cose da disperati”

murale

In questo contesto è stata uccisa Nadia, nel luglio 2021, durante un tentativo di rapina. «Quando sei disperato, quando non riesci a dar da mangiare a tuo figlio, fai cose da disperati. La droga e l’alcol non possono che peggiorare la situazione. E la pandemia ha fatto il resto. Nadia è stata uccisa per un cellulare: il ladro era entrato per rubare e lei si è svegliata. Qui la vita vale poco. C’è gente che è stata uccisa per le sue scarpe». Di contro, dopo l’omicidio di Nadia, qualcosa si è mosso nella comunità. Dice padre Samuele: «Abbiamo sentito la vicinanza e il calore della nostra gente che ci difende tantissimo. Il ragazzo che l’ha uccisa, purtroppo, rischia la vita. È stato messo in una sezione protetta del carcere perché gli altri detenuti vogliono vendicarsi».
L’anniversario del suo assassinio, in parrocchia, è stato un momento di speranza, conclude don Fattini: «Sulle pareti dell’asilo che gestiva, i ragazzi hanno realizzato un murale che rappresenta un fiore che scende dalle Ande (lei ci ha lavorato per oltre vent’anni con l’Operazione Mato Grosso) e arriva qui, poi una mano lo strappa, ma questo fiore poi rinasce assieme a molti altri». È proprio quello che sta capitando nella missione di Chimbote: una rinascita inattesa.

Daniela Verlicchi