Sabato 1 ottobre è morto Antonio Valgimigli che, fra l’altro, assieme alla moglie Silvia per diversi anni ha collaborato al nostro settimanale il Piccolo con cronache di Fusignano. A celebrarne il ricordo durante le esequie, nell’amata chiesa di Maiano, è stato don Luigi Guerrini, amico dal tempo del seminario, parimenti a Lino Costa e tanti altri settantenni venuti da tutt’Italia, alcuni anche da Manchester, e padre Giovanni Querzani, missionario in Congo. Nino confidava a Silvia la speranza di poter avere «quando un giorno verrà quel giorno… speriamo ci sia Giovanni». Così è stato, e proprio a padre Querzani sono andate le offerte raccolte nell’occasione.

Per prima cosa, di Nino don Luigi ha ricordato il suo pensare positivo, nonostante le violenze e le guerre dei nostri giorni. Certo com’era delle rassicurazioni del Signore: «Guardava al bene e godeva di tutto quanto incontrava di bello. Non ignorava il male, ma nemmeno lo sopravvalutava». Riconosceva che gli errori dei fratelli, i nostri, i suoi o quelli della Chiesa erano espressione della nostra fragilità, al pari della malattia e della morte. «Sono un tutt’uno con noi stessi… un regalo della vita che giocando si consuma, si rompe… ma che merita di essere giocato. E Nino, sino alla fine, ha vissuto questa sua fede e per essa ha potuto chiuderla con serenità». Riconoscente per il dono della vita, nonostante la malattia con cui ha dovuto lottare in questi ultimi anni.

Riconoscenza maturata ancor più in quest’ultimo periodo nel quale si è dedicato al ricordo e alla ricerca di quanto aveva ricevuto di bello e di buono a partire dall’educazione ricevuta in Seminario. Educazione che gli ha dato la cultura (che non avrebbe potuto ricevere dalla famiglia d’origine); viaggi e scambi (che gli hanno insegnato il dono, che è l’altro elemento nelle sue diversità). Con questo bagaglio è stato sposo, padre, nonno e di professione insegnante. Si considerava un semplice servo, desideroso di restituire qualcosa del bello e del buono che aveva ricevuto. E di questo hanno beneficiato Silvia, figli e nipoti; e ne abbiamo beneficiato noi tutti.
Grazie Nino!

Giulio Donati