Penso dunque sono, scrive Cartesio. La filosofia ci ricorda che siamo esseri pensanti e questo ci definisce umani. Nonostante tanti pregiudizi le vadano contro, il pensiero filosofico attrae i giovani che mostrano di non avere paura di occuparsi di cultura.
In occasione del 17 novembre, Giornata mondiale della filosofia, ne abbiamo parlato con la faentina Chiara Minardi, 28 anni, laureata in Filosofia, che ci ha raccontato la realtà dell’associazione di cui fa parte, Filò – Il filo del pensiero, nata nel 2018 da un progetto dell’Università di Bologna, ma attiva anche a Faenza.

Intervista a Chiara Minardi, così la filosofia esce dai libri ed entra nella vita

293782799 442613011213271 5971427162237145090 n

Che cos’è Filò? Di cosa vi occupate?

Filò – Il filo del pensiero è un’associazione di promozione sociale nata nel 2018 dal progetto di ricerca FarFilò (Unibo), in cui pedagogisti e filosofi dell’Università di Bologna, studiano le esperienze di pratica filosofica in Italia e all’estero. L’obiettivo dell’associazione è quello di rendere la pratica della filosofia un’opportunità formativa per tutte le età. Non solo nell’ambito del percorso scolastico, ma anche in contesti diversi, dai centri per anziani ai festival, alle case di quartiere.

Qual è secondo te la chiave vincente della vostra proposta culturale?

Ne direi due: la comunità di ricerca e la meraviglia. La comunità di ricerca, che è anche uno dei cardini della Philosophy for children, permette di riunire persone diverse intorno a un problema unico, riunendo un gruppo di ricercatori intorno a una domanda di senso condivisa. E poi la meraviglia: la vediamo e la proviamo nel dialogare con persone di tutte le età e di diverse provenienze sociali. Nel dialogo filosofico emergono i pensieri nella loro complessità e grandezza. Vedere bambini e anziani scendere nella profondità del loro modo di pensare e di vedere il mondo genera stupore: provano la stessa meraviglia che proviamo noi, scoprendosi filosofi non meno seri dei grandi nomi che si studiano a scuola.

Spesso si sente dire che ai giovani non interessano le attività culturali. Tu cosa ne pensi? A Faenza c’è spazio per il coinvolgimento dei giovani in questo ambito?

Fin troppo spesso si parla male dei più giovani che, invece, riservano grandi sorprese, se ben stimolati. Certo, non è sempre facile, né è sempre un successo. La difficoltà maggiore sta nel riuscire a coinvolgerli nelle novità. Faenza tuttavia è una città ricca di giovani e ricca di attività culturali: un luogo ben preparato a rispondere agli stimoli. Serve solo provare, ma siamo ottimisti. Su Faenza Filò arriva grazie agli Incontri col Filosofo, rassegna di eventi tuttora in corso, e con I Filosofi e il cinema. A breve speriamo di poter far partire progetti nuovi, soprattutto rivolti ai più giovani!

La Filosofia si trova a fronteggiare molti pregiudizi: dallo stereotipo diffuso di una disciplina astratta, all’incubo a scuola delle interrogazioni su Kant. Tu come la definiresti? E, soprattutto, che cos’ha da insegnare ai ragazzi e alle ragazze di oggi?

Non sempre in ambito scolastico si rende giustizia alla filosofia, questo è vero. Non è un male studiarne la storia, tutt’altro, ma sarebbe bellissimo poter sfruttare il grande potenziale della filosofia: le domande. Non c’è persona senza domande, senza dubbi.
Questo domandare è il grande insegnamento che la filosofia, attraverso epoche e voci diverse, ci lascia. La definirei quindi un’opportunità enorme: perché ci permette di attingere alla storia di quelle domande e, perché no, di prendervi parte. Inoltre è, prima ancora che una materia di studio, una pratica. Noi ci occupiamo di pratiche filosofiche per poter aiutare ragazzi e ragazze, adulti e bambini, a mettere in discussione le proprie credenze, a confrontarsi con dubbi e con momenti di crisi per poter andare a fondo nella ricerca.

Letizia Di Deco