Passato e presente si intersecano e si richiamano vicendevolmente in un duplice progetto espositivo dedicato alla memoria che inaugura al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Oltre alla mostra “1908-1952. A ricordo di un’impresa di sogno”, la nuova sezione permanente del museo, a cura di Valentina Mazzotti, che vuole ripercorrere le vicende che portarono alla fondazione del Museo e al suo rapido sviluppo fino alle drammatiche distruzioni della seconda guerra mondiale, inaugura il 12 novembre alle 12 un’altra esposizione. Si tratta dell’operazione creativa dell’artista contemporaneo Salvatore Arancio che ha tratto ispirazione per la realizzazione della sua mostra “We Don’t Find The Pieces They Find Themselves”, a cura di Irene Biolchini, proprio da questa storia del Museo, dalla sua devastazione bellica e dalla sua ricostruzione soprattutto dall’operazione di restauro delle opere di oltre 300 casse di frammenti recuperati dai bombardamenti aerei del 1944. Sono proprio i frammenti a guidare il percorso espositivo che racconta la nascita, lo sviluppo e la rinascita del Museo, come il progetto di Salvatore Arancio.

Una nuova serie di sculture realizzate durante i workshop con le restauratrici del Museo

“We Don’t Find The Pieces They Find Themselves” che inaugura il 12 novembre, alle 12, nella Project Room e nella Sala delle ceramiche faentine, per rimanere allestita fino all’8 gennaio 2023, vuole affrontare i temi legati alla fragilità e alla memoria, narrando allo stesso tempo come l’eccellenza e il “know how” italiano venga utilizzato per riordinare il caos, dando una seconda vita a opere che altrimenti sarebbero per sempre perdute o rinchiuse nei depositi. Un lavoro corale in cui le singole parti si ascoltano e incontrano.

La mostra è composta da diversi elementi creati usando il linguaggio del video e della scultura, sviluppati durante differenti fasi di ricerca e produzione. Inizialmente l’artista ha lavorato su un video, proponendo una poetica rilettura dei depositi e del laboratorio di restauro, dove da anni, si lavora per ricostruire le opere della collezione del museo danneggiate durante il bombardamento bellico. Il video è composto da immagini dei luoghi, delle opere, dei frammenti, insieme a momenti di lavoro, racconti, metodologia e stimoli che ispirano le restauratrici.

In un secondo momento, Arancio ha creato una nuova serie di sculture che saranno esposte in dialogo con il video. Le sculture in ceramica smaltata, sono state realizzate a quattro mani durante una serie di workshop con le restauratrici del Museo, annullando ogni ordine gerarchico tra artista e artigiano. Assemblando insieme elementi creati dalle diverse mani, modellate partendo da un’interpretazione immaginifica e legata alla memoria di opere restaurate in passato dal laboratorio. Invertendo i consueti ruoli, questa volta sarà invece l’artista a ricomporre insieme i frammenti creati dalle restauratrici, dando forma alle sculture, senza previa conoscenza dell’opera che ha ispirato inizialmente le forme dei “frammenti”.

In occasione della mostra Salvatore Arancio ha anche realizzato una serie di edizioni d’artista che potranno essere acquistate in esclusiva presso il bookshop del Museo.

Photogallery

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Le opere entreranno a far parte della collezione del Mambo

Il progetto di Salvatore Arancio è risultato del bando ministeriale Cantica 21 lanciata congiuntamente da MAECI e MiC per promuovere e valorizzare l’arte contemporanea italiana che prevede la collaborazione con il MAMbo di Bologna. In seguito alla mostra al MIC di Faenza il video e la scultura “We Don’t Find The Pieces They Find Themselves” entreranno nella collezione permanente del MAMbo.

MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, viale Baccarini 19. Aperto dal martedì al venerdì dalle 10 alle 14, sabato, domenica e festivi 10-18. Chiuso i lunedì non festivi, il 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio.

Info: 0546697311, info@micfaenza.org, www.micfaenza.otg