Tre anni d’inferno. Prima la perdita del lavoro, poi Said (nome di fantasia), sua moglie e i tre bambini perdono la casa. Per questa famiglia la ricerca di un affitto a Faenza diventa un’impresa impossibile. E nel mezzo scoppia la pandemia. La povertà, prima distante, diventa qualcosa con cui avere a che fare ogni giorno. Vanno centellinate le spese, l’acquisto di un libro scolastico in più pesa come un macigno e il caro bollette è uno spettro dietro l’angolo. Dopo un faticoso peregrinare iniziato nel 2019 ora finalmente questa famiglia ha una casa. È stata trovata con fatica nel centro di Faenza nel luglio scorso grazie a Servizi Sociali e Acer. «Abbiamo due camere da letto e una stanza-cucina – dice Said -. Non c’era praticamente nulla di arredamento, ma va bene così, possiamo ripartire. Ora finalmente ho trovato un lavoro e potrò sostenere il pagamento dell’affitto e pian piano sistemare questi spazi».
Tutto inizia nel 2019 con la perdita del lavoro
Nelle scorse settimane Said è stato aiutato dalla Caritas diocesana a recuperare i primi arredamenti per la casa: materassi, tavoli, una prima cucina basilare. C’è ancora tanto da fare, ma intanto l’incubo di non avere una casa è finito. Said è arrivato in Italia dal Marocco 21 anni fa. All’epoca aveva 29 anni. «Fino al 2019 non ho avuto alcun tipo di problema – racconta -. Mio fratello era già in Italia, e l’ho raggiunto trovando subito lavoro». Said lavora principalmente come operaio e magazziniere. Si forma una famiglia e ha tre bambini, che oggi hanno 11, 6 e 3 anni. Poi nel 2019 la perdita del lavoro, da cui parte un periodo difficile.
“Trovare un’abitazione a Faenza è un’impresa impossibile nelle nostre condizioni”
«Siamo andati per un po’ avanti con la Naspi – spiega -, ma nel lungo periodo non ce l’abbiamo più fatta a pagare l’affitto. Sono una persona molto orgogliosa, e non volevo gravare sul proprietario non rispettando gli impegni presi. In tanti mi hanno detto che ho sbagliato a lasciare l’affitto, avendo una famiglia. Forzando un po’ saremmo potuti restare, nessuno ci avrebbe sbattuto fuori, ma si stavano creando delle tensioni». All’inizio 2020 lasciano la casa, e proprio in quel momento scoppia la pandemia. Trovare un affitto a Faenza? Pura utopia. «Nei primi tempi grazie ai Servizi sociali abbiamo trovato un alloggio emergenziale – ricorda -. Era però distante 7-8 chilometri da Faenza, e questo ci ha creato diversi problemi tanto nella ricerca di un lavoro, quanto nel portare i figli a scuola, non essendo automuniti. Non è stato un periodo per niente facile, in particolare durante il lockdown eravamo davvero con l’acqua alla gola».
Il supporto della Caritas diocesana
Solo grazie ad alcuni contributi emergenziali promossi dall’Urf si riesce a tirare avanti, poi finalmente, l’emergenza abitativa si sblocca trovando un’abitazione nel luglio scorso nel centro di Faenza. Un appartamento sostanzialmente vuoto, ma già il fatto di avere un tetto sopra la testa rappresenta un dono prezioso. Said ottiene in seguito un lavoro, con cui pagare l’affitto: spaventa l’arrivo delle prime bollette, ma si guarda con fiducia al domani. «Sono stati tre anni terribili – conclude -, alla fine dei quali ho chiesto aiuto alla Caritas, cosa non scontata per me che sono un tipo orgoglioso. Non ho nemmeno mai preso dei pacchi viveri, ma per dare alla casa un aspetto dignitoso, l’aiuto della Caritas è stato fondamentale. Oggi però riusciamo a guardare con più speranza il futuro».
Samuele Marchi