La classica formula del Cineforum offre l’occasione, per una sera, di rendere protagonisti anche gli spettatori dopo la visione di un film. Libere e spontanee riflessioni ad alta voce, commenti a caldo, condivisione di pareri, servono a costruire magari una valutazione critica di un’opera, possibilmente di valore artistico e quindi promettente per l’analisi estetica e delle idee. Tanti ricordano come fu gloriosa fu l’epopea, soprattutto nel secolo scorso, del Cineforum. Come in altri ambiti, anche nel Circolo della Torricelli, per un miglior approfondimento culturale, già da tempo si è formato un nutrito gruppo di affezionati al buon cinema, sia per gli spettatori sia per il team di alcuni giovani presentatori. Si comincia lunedì 14 novembre alle 21 al cinema Europa do Faenza con Dinosauri.

dinoSauri

Si inaugura lunedì 14 novembre la stagione del cineforum

Anzitutto mi sembra che il filmino voglia essere un inno alla bellezza dei calanchi dell’Appennino romagnolo, nelle variegate coloriture riprese sul declinare dell’estate. I calanchi sono lo scenario di fondo della storiella. Ma si possono immaginare anche con fantasia, nella loro rude bellezza, come le affusolate contorte dita delle mani sul grembo di quella signora, che è la linea appenninica, adagiata sul sofà della penisola italica. Una signora in abito scuro o magari bianco d’inverno o con il suo verdeggiante mantello, visto dall’alto, a flessuose pieghe nella stagione estiva. Oppure i calanchi sono la tardiva immagine di guglie corrose di mitici lontani castelli, ramificazioni consunte che raccontano di piogge e venti e di un liquefarsi di preziose argille delle nostre ceramiche.

L’eterno tema del viaggio

L’interessante cortometraggio, di una ventina di minuti, è stato costruito da un gruppo di volonterosi ragazzi di Faenza. Estro e fantasia si accompagnano a una promettente tecnica cinematografica e ne nasce il piacevole raccontino. È un concentrato di spunti, che nascono a sorpresa, di abbozzi di tematiche, che sono appena enunciate, di clima effervescente e brioso, che rende godibile la visione. Tenendo un tono alto, si potrebbe partire con dotte citazioni. Come non ricordare l’On the road di Jack Kerouac, La strada di Cormac McCarthy, l’Ulisse di James Joyce, attenti anche all‘Aspettando Godot di Samuel Beckett. O il nostos omerico, la nostalgia del ritorno? Ma non mancano le allusioni cinematografiche di grandi maestri, come il ballo finale, di sapore felliniano e morettiano. Come si può facilmente intuire, Dinosauri affronta l’eterno tema del viaggio, dell’errare, insomma dell’inesausta ricerca, che fa del Neanderthal l’Homo Sapiens.

Scendendo però nel dettaglio e nel concreto di questa piccola opera, si respira una vita di provincia, un bel gioco di trame, un’ironia soffusa e le amarognole delusioni per le scaramucce e gli imprevisti del vivere. Passano brevemente in rassegna, per crinali assolati, sentieri incerti o antiche stradine polverose, personaggi leggermente grotteschi, figure enigmatiche o a macchietta, volti a volte fortemente espressivi, affettuose presenze cariche di speranza.

La colonna sonora: un monito all’uomo moderno

L’accompagnamento della colonna sonora, sinuosa e intrigante, è tratto da musiche dell’artista inglese Cosmo Sheldrake, per sua gentile concessione. «Spesso le canzoni – scrive Gianfranco Marmoro – nascono da un suono catturato in natura o tra la gente: un canto di un uccello, un verso animale, un suono casuale, un discorso accidentalmente percepito tra la folla, diventano così la base primaria per escursioni sonore… un preciso monito all’uomo moderno, ormai incapace di cogliere la bellezza della natura.
La civiltà industriale, con il suo ritmo frenetico, ci sta privando della gioia e dell’armonia che nascono da una parola, da un verso di un animale, dal fruscio di un albero, ed è giunto forse il momento di riscoprire l’arcano fascino. Parola di antropologo e maestro di musica. Parola di Cosmo Sheldrake».

E… i dinosauri che c’entrano nel film? Bisogna proprio vederlo. Ingresso gratuito.

Dante Albonetti