Il primo articolo della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” firmata a Parigi il 10 dicembre del 1948 così recita: «Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fraternità». Erano passati appena tre anni dalla sconfitta dei totalitarismi nazista e fascista e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, prima di ogni altra cosa, volle evocare i principi sanciti dalla Rivoluzione Francese del 1789. Lo volle fare collocando la “libertà e l’uguaglianza” nella sfera dei diritti e “la fraternità” in quella dei doveri, a delineare la formazione di stati fondati sulla pacifica convivenza non più tra sudditi destinatari di elargizioni da parte del potere politico ma tra uomini e donne che liberamente si confrontano per vedere riconosciute le proprie aspirazioni economiche, culturali e sociali in un quadro di solidarietà condivisa.
Pur nella coscienza delle difficoltà insite nella costruzione di società democratiche gli anni del secondo dopoguerra si inscrivevano in un orizzonte di speranze aperte a un futuro di pace e prosperità. Oggi prevalgono invece la preoccupazione e lo sconcerto non solo per i gravissimi scenari di guerra ai confini dell’Europa che alimentano ulteriormente un clima di generale insicurezza ma anche per la limitazione dei diritti all’interno della stessa Comunità Europea. Non bisogna peraltro dimenticare – afferma costantemente Papa Francesco – che quelli che la porzione più ricca della società considera come diritti economici pressoché inalienabili agli occhi delle periferie del mondo appaiono spesso come privilegi radicalmente distanti da ogni idea di solidale fraternità. I diritti dei più poveri sono i più dimenticati
Nell’incontro d’apertura della rassegna, che si terrà a Faenza lunedì 10 ottobre alle ore 20,45 nella Sala Conferenze del Complesso ex Salesiani in via San Giovanni Bosco 1, proprio sui “diritti dimenticati” si confronteranno Eraldo Affinati, scrittore romano fondatore della Scuola Penny Wirton, e Beatrice Draghetti, presidente del centro di formazione Fomal di Bologna. Introduce la serata Isabella Matulli.