I due spiccioli, la perla, i passeri e il nido, il vasetto di alabastro, la cruna dell’ago, il granello di senape, il chicco di grano, il fico, il lievito, l’uovo, i gigli, la pagliuzza, la sabbia e il fango, il sasso, i rovi, il rattoppo, il tarlo, la nuvola, la zappa e il concime, la chioccia coi pulcini, il sale, lo scorpione e il moscerino, la scopa, la moneta, il fazzoletto, le lacrime, il bicchiere d’acqua, la lucerna, la cintura, l’erba e la pagliuzza, la cenere, l’amo da pesca, i canestri… Il vangelo parla chiaro: indubitabilmente l’occhio di Gesù registrava le cose piccole, indugiava sui dettagli del quotidiano, coglieva e metteva in risalto i particolari.

Potremmo assumere questa sua lieve ed evocativa attitudine come cifra dell’agire del Padre, che quando decide di scompigliare il mondo, riparte da ciò che è minuscolo: dalla Galilea, periferia della già marginale Palestina; da Nazareth, insignificante paesello dalla discutibile fama; da una casa qualunque, mica dal tempio; da una ragazza irrilevante, Maria. Festeggiarla bambina-appena-nata ci serve a ribadire che Dio, per rinnovare l’umanità, comincia dal piccolo.

Celebrare la Natività della Madre del Signore ci educa a memorizzare che la Trinità si insinua in modo discreto ma decisivo dentro le pieghe della storia. La Sua fedeltà e pure la Sua audacia quasi sconcertano: che sproporzione tra l’intento di voler salvare il genere umano di tutti i tempi e la scelta di farlo passare dal sì di Maria.

Maria che nasce ci mostra Dio che irrompe e porta a compimento le sue promesse. Sì, perché – come canta Ivano Fossati – “l’amore fa”. Conferma papa Francesco: Maria è il primo splendore che annuncia la fine della notte e, soprattutto, il giorno ormai vicino. La sua nascita ci fa intuire l’iniziativa amorosa, tenera, compassionevole dell’amore con cui Dio si china fino a noi e ci chiama a una meravigliosa alleanza con Lui, che niente e nessuno potrà rompere”. Grazie a Maria l’amore diventa un fatto che tocca la nostra storia, storia viva di luci e ombre, di giusti e di peccatori, che scorre nel sangue di Gesù.

Soffermarsi sulla neonata Maria è affermare la possibilità della nostra rinascita e ricordare per quale motivo esistiamo: per generare noi pure il Figlio di Dio.

Prendiamoci una mezzora, seduti in poltrona o passeggiando, e chiediamoci: ricordo tre piccole cose che hanno cambiato il corso della mia vita? Un incontro, una telefonata, un libro, una parola… Nell’ultima settimana quali piccole conferme, piccoli incoraggiamenti, piccole intuizioni ho ricevuto? Che cosa è accaduto oggi di piccolo che ha istillato in me gocce di fiducia e voglia di ricominciare?

Sono esercizi di rinascita più utili di quanto non possa sembrare, perché avere il cuore in festa per la venuta al mondo di Maria ci aiuta a prendere atto che la vita vera è prima di tutto dono da accogliere, gustare e condividere. I poeti lo dicono meglio:

“E noi, che la felicità la pensiamo in ascesa,

sentiamo la commozione che quasi ci atterra sgomenti

per una cosa felice che cade” (R.M. Rilke).

Le sorelle dell’Ara Crucis