Mi ha colpito molto un passaggio di un’intervista al cardinale Zuppi, (Osservatore Romano, 3 settembre): “A scuola si fanno due ore a settimana di educazione fisica, ma non c’è neanche un’ora di educazione spirituale. Una contraddizione della più elementare antropologia. Sarebbe bello se i giovani potessero imparare a conoscere sé stessi come soggetti spirituali”. Mi son venute in mente tre riflessioni, che permettono di vedere l’ora di religione (IRC) come esempio del possibile rapporto Chiesa – mondo.
Intanto che l’insegnamento di Religione ha un ruolo nella scuola non come strumento a servizio di altre materie, (arte, letteratura, storia, ecc.), ma come luogo per educare la dimensione spirituale degli studenti. Se esteso al rapporto Chiesa – mondo, ciò significa che la chiesa sta nel mondo, non come serva di altri valori o poteri, come a volte sembra, ma perché offre una risposta di senso all’insopprimibile anelito dell’uomo a conferire un senso pieno alla sua vita.
Secondo. Dire che non esiste alcuna ora di educazione spirituale, è una affermazione abbastanza rivoluzionaria. Perché adombra la possibilità che l’IRC attuale non riesca in questo intento e che forse serva un insegnamento non necessariamente confessionale. Anche qui, se preso come esempio del rapporto Chiesa – mondo, ciò significa che la Chiesa non deve lavorare per sottolineare ciò che la distingue dagli uomini, ma al contrario cercare ciò che ha in comune con il mondo, affinché il desiderio di un senso pieno alla vita possa ritornare centrale nella percezione dell’uomo di oggi. Perciò, ad esempio, le manifestazioni pubbliche contro la legge di turno, per segnalare il nostro dissenso non contribuiscono ad attrarre a Gesù Cristo l’uomo di oggi. Servono a chi, sentendo in pericolo la propria identità, cerca nella presa di distanza da chi non è credente, la rassicurazione di esserlo ancora abbastanza.
Terzo. L’educazione spirituale potrebbe avvenire anche a scuola, cioè in un luogo laico e pluralista. Se lo estendiamo al rapporto Chiesa – mondo, dobbiamo riconoscere che la Chiesa non ha più l’esclusiva in ambito spirituale. Allora torna buono, come diceva A. U. Von Balthasar, ricordare che la verità è sinfonica, cioè, si nutre di alleanze armoniche con chi è diverso da noi, in cui ognuno suona il suo, senza confusione e ciò permette di produrre un insieme che le singole parti, da sole, si sognerebbero.
Un mondo senza Gesù Cristo è cieco e si perde, ma un Gesù Cristo senza il mondo è vuoto e diviene sterile.
Gilberto Borghi