Il chitarrista c’è già, il sassofonista pure, così come il cantante, al centro della scena. Tre bambini hanno preso vita al parco di San Francesco e altri due sono in arrivo, con tamburo e viola. Sono giovani, praticamente appena nati, ma con tanta voglia di esibirsi al cospetto della statua di Evangelista Torricelli. A dare loro forma è stato l’artista Giorgio Palli, che a partire da tronchi di alberi ormai morti, lavorando di scalpello e motosega, sta componendo un’installazione ricca di vita. Dai cinque cedri abbattuti per motivi di sicurezza e ormai secchi, Palli, scultore di opere lignee, si è reso nuovamente disponibile per ridare vita a questi tronchi realizzando i componenti di un’orchestra composta da cinque giovani musicisti. Una “baby band”, come piace definirla Palli, in contrasto con le baby gang che frequentano in orari notturni questi luoghi e che sono finite spesso al centro delle cronache locali.
Da 5 cedri abbattuti, l’artista sta dando vita a un’orchestra musicale composta da 5 bambini
Queste sculture andranno infatti ad animare un parco su cui da diverso tempo sono puntati i riflettori in un’ottica di sicurezza urbana. Ed è proprio l’arte, assieme al teatro, uno dei principali mezzi per contrastare il degrado. Negli scorsi mesi l’area giochi è stata intitolata a Valter Dal Pane, e proprio in quell’occasione dall’associazione omonima era stato annunciato il progetto di Palli, che si è dato circa due anni per completare l’opera. In queste settimane, passando nelle vicinanze del parco, non è raro imbattersi nell’artista all’opera. A volte alcuni bambini fermano per un attimo i loro giochi e incuriositi gli pongono qualche domanda su cosa sono quelle strane figure a cui sta lavorando. E a noi spiega: «L’ispirazione per il soggetto mi è arrivata dalla posizione stessa dei tronchi abbattuti, che mi ha ricordato il raduno di cinque bambini – spiega Palli -. Me li sono immaginati mentre si guardano complici, intenti in delle prove musicali. Inizialmente tenni quest’idea per me. Presi cinque pezzi di betulla per fare dei prototipi e una volta realizzati li ho fatti vedere al tecnico Valtieri del Comune che ha poi coinvolto il sindaco, il quale mi ha pienamente supportato».
Palli non è nuovo a questi doni alla città, si pensi alla scultura Ecap, dedicata alla pace, al parco Bucci o a Bagno nella favola al parco Tassinari. Iconico è poi il Giacomino del colle Persolino, a cui sono ispirati i cinque nuovi bambini. «Indossano scarpe più grandi dei loro piedi, forse prese in prestito dai propri genitori – commenta –, e portano una divisa grossolana, ma al di là del loro aspetto sono animati da un grande impegno perché ci tengono a fare del proprio meglio per esibirsi in concerto».
Giorgio Palli: “Oggi le mie mani non riescono a stare ferme se non lavorano un pezzo di legno”
Un materiale vivo, ricco di storia, profumato. Sono queste alcune delle caratteristiche che hanno fatto innamorare Palli al legno, a cui si è avvicinato nel 1990 dopo anni in cui si è dedicato alla ceramica. «Oggi le mie mani non riescono a stare ferme se non maneggiano un pezzo di legno – confida – e per me è sempre una grande emozione quando un tronco, attraverso i suoi anelli, mi rivela la sua storia. Per alcuni lavori ho intagliato legni che potevano custodire una memoria lunga mille anni». E il ridare vita a qualcosa che veniva considerato morto è un bel messaggio che si vuole far passare anche alle nuove generazioni. «In questo mi sta dando grande supporto anche la parrocchia di San Francesco, dove posso tenere attrezzi e materiali – dice Palli -. Quello che sto facendo penso possa avere anche un valore apostolico. Sono convinto che l’arte abbia questo potere. Ricordo i tempi in cui lavoravo al parco Tassinari: era pieno di siringhe e degrado. Oggi, anche grazie al contributo delle opere che arricchiscono il parco, la situazione è fortunatamente cambiata, e spero possa avvenire così anche qui».
Lavorare un materiale vivo come il legno porta sempre tante sorprese. In questo caso, mentre intagliava i tronchi dei cedri di parco San Francesco Palli è stato fermato da alcune scoperte che hanno in parte modificato i suoi piani artistici, come quella di un chiodo che era rimasto per chissà quanto tempo conficcato all’interno del tronco (“forse qualcuno aveva attaccato un cartello anni fa” prova a darsi una spiegazione l’artista) oppure il proiettile di una carabina. “Un signore, che era venuto a vedere i miei lavori – racconta Palli – mi ha raccontato che da piccolo veniva qui a giocare con i suoi amici, chissà che quel proiettile non sia stato sparato proprio da lui, tanti anni fa!”.