Un lavoro che deve avere al centro della propria attività la parola etica, mettendo al centro i bisogni dell’altro. Con Paolo Castellari, notaio faentino, approfondiamo alcuni temi legati a questa professione. Nato nel 1966, ha frequentato il Liceo Scientifico Severi di Faenza diploma di maturità nel 1985 con il massimo dei voti; laurea con lode in Giurisprudenza nel 1990 all’Università di Bologna; Notaio dal 1996 ha insegnato alla Scuola del Notariato di Bologna; autore di alcune pubblicazioni in materia di diritto agrario.
Intervista al notaio Paolo Castellari
Dottor Castellari, nel suo ambito lavorativo, ma anche nella società in generale, a suo parere, quali sono le priorità che deve darsi l’agenda politica?
Ritengo fondamentale l’impegno attivo nella società e nella politica, anzi un vero e proprio dovere diritto la vocazione cristiana all’impegno sociale e politico (per citare il vescovo Mario). Credo che la politica, come suggerisce inoltre il cardinale Zuppi, non debba essere convenienza o piccolo interesse, ma ‘amore politico’. Viviamo momenti di estrema difficoltà, in un mondo drammatico, pieno di sofferenza e di morte, di spreco e povertà, Ritengo che la politica debba dare in primo luogo una speranza a queste persone sofferenti cercando di ridurre le disuguaglianze sociali, che invece tendono a divenire sempre più grandi, anche mantenendo certe forme di assistenza agli strati più poveri della popolazione, come il reddito di cittadinanza, anche se è pacifico che debba essere profondamente modificato (viste le enormi e ben note problematiche causate al mondo del lavoro).
Veniamo ad alcuni temi specifici. Con il Codice del Terzo Settore le associazioni sono state chiamate a cambiare i propri Statuti. Come sta vedendo muoversi il mondo dell’associazionismo faentino?
Credo che il Codice del terzo settore sia stato un grande e positivo passo in avanti per dare una disciplina più organica a un comparto che è fondamentale per la coesione sociale e la democrazia in Italia. Le norme mirano a dare una maggiore democraticità e trasparenza a questi enti, seppur con un lieve, ma direi necessario aggravio burocratico, da ultimo per la trasmigrazione nel Runts. Credo che gli Enti del Terzo settore faentini siano stati tempestivi nell’adeguarsi e nel cogliere tale adeguamento come un’opportunità di un riconoscimento sempre più significativo della loro importanza nella società.
Come è cambiato il lavoro del notaio in questi anni?
La professione è molto cambiata da quando ho iniziato. In primo luogo per la massiccia informatizzazione, la quale richiede nel notaio e nei suoi collaboratori delle non indifferenti competenze informatiche. Ritengo questa informatizzazione indispensabile anche per far fronte alle sempre maggiori esigenze di celerità e tempestività dell’intervento notarile. In secondo luogo, negli ultimi tempi bisogna confrontarsi con le gravi conseguenze umane ed economiche determinate prima dalla pandemia e ora dall’attuale crisi energetica che rischia di provocare danni gravissimi al sistema produttivo del Paese con indubbie e serie conseguenze sulla tenuta sociale. Credo che tutto ciò esiga da parte di un notaio (cioè di una figura che ritengo possa dirsi comunque privilegiata) una ancora maggiore capacità di ascolto dei bisogni ed esigenze di chi si rivolge a lui, nonché di un sempre maggiore esercizio della Carità, fondamentale virtù cristiana. In altri termini ritengo che il notaio debba essere non un soggetto autoreferenziale rinchiuso nella propria Turris Eburnea, che magari ostenta il proprio benessere, ma una persona umile, capace di ascoltare, e fortemente impegnata nella società con particolare riferimento alle attività a favore dei soggetti più deboli e fragili. E in questo ritengo doveroso accogliere l’invito del nostro vescovo Mario alla generosità, all’ascolto e all’impegno civile. In terzo luogo è molto aumentato il numero di immigrati extracomunitari che acquistano casa.
Quali sono le maggiori difficoltà che trovano?
Di regola si tratta di persone con grande dignità, ben integrate, che vivono e lavorano in Italia da tanti anni e pertanto mi pare non vi siano particolari difficoltà. Queste persone che in maggioranza non sono particolarmente abbienti si aspettano di essere trattate con carità e non discriminate. In questi anni, il contatto con migliaia di cittadini stranieri che si sono rivolti al mio Studio mi ha permesso di comprendere sia il loro fondamentale contributo all’economia italiana (che si fermerebbe senza il loro apporto) sia il loro contributo alla società civile. Ed è per queste ragioni che sono convinto della necessità di un intervento normativo (come lo jus scholae) volto a riconoscere maggiori diritti a queste persone.
La materia notarile è molto complessa. A volte la cronaca riporta anche di persone che si approfittano della propria posizione. Quali le accortezze, a suo parere su cui stare attenti?
Potrebbe accadere che qualcuno possa interpretare le proprie funzioni di notaio non come un servizio verso la collettività, ma come un arbitrario (in tedesco willkürlich) e autoreferenziale esercizio di privilegi. In questi casi credo sia necessario che chi ha subito tali comportamenti li denunci, perché, come ha detto Liliana Segre «l’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice».
Samuele Marchi