Nell’articolo su il Piccolo del 17 marzo, vi avevo parlato di una sceneggiata a cui avevo assistito nell’angolo fra la piazza delle Ortolane e via Marescalchi, protagonista il mio amico Tugnèt d’ Musiöl Mòr. Lui, in base alle previsioni ricavate dal spej di mis, quel giorno teneva banco lì in piazza sostenendo che il 2022 sarebbe stato l’ân de sec e che quindi bisognava organizzarsi per andare alla Pietramora a invocare l’arrivo delle piogge. Be’, siamo soltanto all’inizio di luglio, ma da e’ zil l’è un pëz ch’ u n’ariva una góza, l’acqua comincia a scarseggiare e si attendono provvedimenti drastici per limitarne il consumo. In aggiunta c’è poi da dire che con un sole che spaca i zóc (o al pre come qualcuno preferisce) si arriva a delle temperature ch’al fa sughê (alcuni dicono invece sudê) la lengva in bóca.

Ciô, se si asciuga perfino la lingua che di solito se ne sta ben chiusa in bocca, si fa presto a immaginare cosa capita alla terra esposta al sole: il gran calore si succhia su quel po’ di umidità che c’è rimasta e nelle ore più calde e’ fa balê la vëcia. Prima che qualche signora, stagionata come il sottoscritto o giù di lì, se ne vada fuori proprio nel ciocco della calura con la speranza di farsi quattro salti e ci lasci invece i zampetti, sarà bene che mè a spiega cvèl che vö dì e’ bala la vëcia. È l’espressione che si usa da sempre qui in Romagna per indicare quel tremolio dell’aria che è causato dal vapore che si alza dal terreno int al j’ôr pió chêldi de dè. Quindi, care le mie donne, prima che vi venga un bel prilino o peggio ancora, se proprio vi morite dalla voglia di sgranchire le gambe, è meglio che il ballerino ve lo teniate stretto rimanendo al chiuso, magari con un po’ di aria condizionata o con un ventilatore acceso.

Ma torniamo al problema dell’acqua che non c’è: l’è di mis ch’u n’ piöv, i fiumi sono in secca e così pure le falde e le sorgenti. Cosa si fa? Dal grân ciàcar, ma una soluzione al presente non c’è e nonostante le ordinanze e le raccomandazioni di ridurre i consumi, la gente non è per niente disposta a rinunciare a quegli usi che non sono strettamente indispensabili. A durarala pu? S’ u n’ piöv a so dl’idea che prëst u s’ tucarà d’arzinziê par förza a parècia ròba!

Nel frattempo, però, dato che nell’immediato non c’è uomo che possa risolvere il problema, facciamo nostro il consiglio de mi amigh Tugnèt e affidiamoci piuttosto a Chi tante altre volte nel passato ha guardato con benevolenza alla sete della nostra terra. Adës mo l’è pròpi ora d’andê a scruvì l’immagine miracolosa della Madonna della Pietramora.

Processionepietramora

Giovedì sera della settimana passata, sono ritornato dai Quinzã (i Treossi) che vivono lassù da varie generazioni e abbiamo parlato a lungo di questa siccità. Anche loro, poveretti, sono veramente alle strette! La sorgente, a monte dell’abitazione, che da sempre dava acqua in abbondanza, si sta esaurendo e da qualche settimana non riescono neppure a raccogliere quella sufficiente per gli usi di casa. Vittorio dice che a memoria d’uomo non era mai successo e aggiunge: «Negli anni di grande secco i vse˜ i vneva tót a to’ l’acva da nô e allora avevamo anche una trentina di bestie nella stalla». Lui e sua moglie Giovanna se la ricordano bene la fila della gente che da tante parti saliva alla Pietramora per i tridui e la solenne processione con l’immagine della Madonna portata a spalla fino al pilastrino de mônt Ludlõ. A volte la pioggia arrivava presto; se tardava quella forma di devozione semplice, ma profondamente sentita dalla popolazione dei campi, veniva presto ripetuta. Giovanna ci ha tenuto a raccontarmi che la Madóna dla Pre veniva invocata anche se pioveva troppo; lei ricorda che, durante un mese di giugno particolarmente piovoso, si dovette ricorrere a un triduo e a una processione per far cessare quel flagello che stava rovinando il raccolto. I Treossi mi hanno poi riferito che, data la grave situazione attuale, nei giorni scorsi la gente del luogo si è già raccolta in chiesa per la recita del Rosario; non sarebbe dunque il caso che anche noi, che cerchiamo disperatamente acqua, ci unissimo a loro e che si facesse un vero e proprio pellegrinaggio a quella Madonna miracolosa come si faceva un tempo?

Mario Gurioli