Giovani, faentini e lavoratori. Ma senza cittadinanza. Mentre si dibatte sullo ius scholae, proseguono le testimonianze di ragazzi e ragazze che vivono ogni giorno le contraddizioni della propria condizione giuridica. Stefano Aguirre ha 26 anni ed è originario del Cile. Con lui approfondiamo le testimonianze con i giovani faentini, cresciuti nel nostro Paese, ma che non possiedono la cittadinanza.

Intervista a Stefano: “C’è ancora del razzismo, anche a Faenza, specie con i cittadini africani”

Stefano raccontaci un po’ di te.

Sono in procinto di iniziare un tirocinio lavorativo in ambito informatico, mentre precedentemente ho lavorato in una realtà cooperativa che si occupavano di accoglienza migranti. Mi sono laureato in Relazioni internazionali con un focus sull’Est Europa.

Quando è arrivata la tua famiglia in Italia?

Inizialmente è arrivata solo mia madre, nel 2000. Io l’ho raggiunta nel 2004 quando avevo 8 anni. In Italia mia madre si è sposata con un cittadino rumeno. All’epoca eravamo residenti in Piemonte. I primi anni, dal 2004 al 2007, di fatto sono stato un clandestino. Sono arrivato senza documenti. La situazione si è sbloccata quando il compagno di mia madre ha ottenuto i documenti, facilitato dal fatto che la Romania era nel frattempo entrata nell’Ue. Nel 2011, quando avevo 15 anni, ci siamo poi trasferiti a Faenza per il lavoro di mia madre.

Come è stato il tuo percorso di studi?

Abbastanza frammentato. In Italia ho iniziato a frequentare la scuola dalla seconda elementare. A Faenza mi sono poi iscritto al liceo Scientifico, ma l’ultimo anno sono poi passato al Linguistico, e dopo non sempre ho vissuto a Faenza.

La reputi una città inclusiva?

In parte sì, ma vedo tante contraddizioni. Con Faenza ho sempre avuto un rapporto conflittuale, non è facile inserirsi. Nel concreto, ad aiutarmi a includermi è stato in particolare lo sport. Vedo oggi ancora molte difficoltà e diffidenza, per non dire razzismo, quando si tratta di accoglienza di cittadini africani. E i servizi a disposizione degli stranieri sono ancora molto carenti.

Quando hai percepito di essere in una condizione giuridica diversa?

Solo dopo i 18 anni e iniziando l’università. Non potevo votare, non potevo partecipare a bandi e concorsi pubblici. Essendomi laureato in Scienze politiche, questo porta ad avere molte strade bloccate. E pur impegnandomi molto a livello sociale, di fatto non ho un peso politico. Ho votato solo una volta nella mia vita, per la nuova Costituzione in Cile.

A che punto è il tuo iter per ottenere la cittadinanza?

Ho chiesto la cittadinanza due anni fa, nel 2020. Dopo i vari decreti Sicurezza, la burocrazia si è allungata. Dovrei avere risposta nel 2023, ma ammetto di essere poco fiducioso.

Che giudizi hai sullo ius scholae?

Penso che sia una buona proposta, ma non è abbastanza. A mio parere si dovrebbe andare verso lo ius soli. Non vedo perché una persona che nasce qui in Italia non debba avere gli stessi diritti degli altri.