«È la radice, la base, il centro, la bussola. È l’essenziale»

Dalla sintesi diocesana del cammino sinodale affiora che il fulcro, il nucleo infuocato dell’esistenza e di tutto il percorso è Gesù, il Figlio di Dio, Novità che ci sorprende, Ponte lanciato sull’abisso per ricondurre l’umanità nell’abbraccio trinitario. Emerge una ricerca di spiritualità, a volte non chiara, forse timida o data per scontata, certamente da riscoprire e far radicare. In ogni caso, conseguenza immediata è che all’inquieto cuore umano, dilatato dalla sete, domande e ricerca, è incessantemente offerta la possibilità di un incontro capace di capovolgere criteri, orizzonti e attese.

Senza di me non potete fare nulla (Gv 15,5). Una vita senza di Lui o con Lui è diversa. Con Gesù cambia il modo di guardare, di parlare, di lavorare, di relazionarsi con gli altri, di affrontare le difficoltà, di accogliere gli imprevisti, di rileggere il passato, di progettare il futuro. Con Gesù si trasforma il modo di fare festa, di litigare, di apparecchiare la tavola, di programmare le vacanze, di guidare, di salutare. O la vita si gioca nella relazione con Lui, Vivente, presente e operante oggi, o si disperde fallendo l’occasione di attingere alla sorgente del senso e del significato.

Cristo Gesù: punto di partenza e punto di arrivo.

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Gesù le disse: “Maria!” (Gv 20, 16).

Una donna che va ad un sepolcro per profumare un corpo martoriato, sporco di sangue e di altre sozzure. Una donna che non sa come arrivare a quel corpo, ma che non può far altro che andare. E quando giunge in quel giardino, quel corpo non c’è più. «Dov’è Lui?». Non basta la morte scandalosa sul legno, adesso anche il suo corpo è sottratto, rubato. E il giardiniere di questo giardino non vuole dirci se l’ha preso lui.

«Maria!». È la sua voce, non può essere di nessun altro. La voce che ci ha chiamato quando eravamo sulla nostra strada indaffarati, la voce che ci ha rimproverato quando avevamo il cuore indurito, la voce che ci ha consolato quando le lacrime scendevano dal nostro volto, la voce che mi chiama adesso, dove siamo, e ci chiede di seguirlo. Lui non bolla come inopportuno nessuno dei nostri desideri e ci attende lì, proprio lì dove abbiamo fallito il colpo. Maria riconosce Gesù perché lo ha seguito, è stata con Lui, ha ascoltato la sua voce tante volte, le sue parole ferme e dolci, amare e accoglienti. Si può riconoscere il Signore solo frequentandolo, incontrandolo, ascoltando la sua voce, la sua Parola.

Solo stando con Lui e parlando con Lui come ad un amico (Conc. Vat. II, Dei Verbum 2) si può riconoscere la presenza di Dio in questo mondo. Annusare il Suo profumo, assaggiare il Suo sapore, ascoltare la Sua voce, scorgere le Sue tracce, sfiorare il Suo mantello, stringere la Sua mano.

Solo partendo da lì, educandoci all’ascolto, si può riuscire ad avere l’aiuto ed il sostegno per vivere in pienezza e con la gioia vera ed uno sguardo nuovo il tempo donato… ecco la liturgia e l’annuncio, l’inspirazione e l’espirazione vitale di ogni discepolo.

A partire da Lui il nostro sguardo può riconoscere in tanti uomini e donne diversi un Corpo unico, in tante azioni e persone differenti una sola Chiesa, che è suo segno, perché è proprio Lui che fa, Lui che è presente quando due o tre sono riuniti nel suo nome!

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Ecco: la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all’uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione; né è dato in terra un altro Nome agli uomini, mediante il quale possono essere salvati. Essa crede anche di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana. Inoltre la Chiesa afferma che al di là di tutto ciò che muta stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli (Conc. Vat. II, Gaudium et Spes10).

Pietra d’inciampo, pietra scartata, pietra angolare: Gesù passa e ripassa nella nostra vita. È Lui la chiave, il centro, il fine. Vivere per Lui, in Lui, con Lui è vita vera.