A scuola a piedi, in bici o in bus inventando nuovi giochi durante il percorso. La Regione Emilia-Romagna ha decretato vincitrice la classe IIA della scuola primaria Sant’Umiltà di Faenza all’interno della campagna regionale Siamo nati per camminare. Per due settimane 222 scuole dell’Emilia-Romagna, per un totale di 1.634 classi, si sono sfidate in un contest per sperimentare nuovi modi di andare a scuola. In bici o in monopattino oppure a piedi. Gli alunni di Faenza si sono distinti per il miglioramento rispetto agli stili di mobilità degli scorsi anni. Per conoscere le buone pratiche messe in campo dagli alunni, abbiamo contattato la docente della IIA, Valentina Verna.

La docente: “Alunni e famiglie si sono messi in gioco, una vittoria di squadra”

Valentina, come è arrivato Siamo nati per camminare all’interno della scuola?

La campagna ci è stata proposta dalla coordinatrice didattica Alessandra Scalini per proseguire e consolidare l’impegno di tutti per costruire città più vivibili e a misura di bambino. Quest’anno la classe IIA ha deciso di cogliere questa opportunità, grazie all’entusiasmo della referente del progetto, Paola Babini e degli insegnanti delle classi terze che avevano partecipato alla campagna anche lo scorso anno.

Come hanno risposto i bambini e le famiglie alla chiamata a diverse forme di mobilità?

I bambini sono partiti subito carichi e hanno coinvolto interamente i genitori. Nelle due settimane indicate i bambini dovevano raggiungere la scuola nel modo più sostenibile possibile. Considerato la distanza dalla scuola di alcuni (anche 20 Km per chi abita a Modigliana), per includere tutti nel progetto abbiamo deciso per questi bambini di continuare a venire a scuola in auto ma di parcheggiare “lontano” per poi raggiungere la scuola a piedi. La situazione di partenza era sconfortante, nel senso che solo due bambini su quindici hanno dichiarato di venire sempre a scuola a piedi. Il progetto è stato presentato durante l’assemblea di classe ai genitori che insieme ai bambini si sono impegnati al massimo capovolgendo alle fine delle due settimane i risultati: tutti a piedi, in bicicletta e in monopattino a parte uno, irremovibile.

Come funzionava concretamente il progetto?

Dal 28 marzo al 9 aprile tutti i bambini sono stati invitati a venire a scuola con mezzi sostenibili e ogni mattina, prima di tutto l’insegnante registrava la modalità utilizzata da ognuno su un tabellone. È stato bello sentire come si stimolavano a vicenda: «Dai, prova anche tu! Almeno parcheggia lontano!» e già alla fine della prima settimana era visibile un grande miglioramento.

Quali sono le esperienze più belle che avete sentito mettere in pratica dai vostri alunni?

Mi ha colpito un bambino che solitamente veniva a scuola in automobile: «Maestra, mio babbo non ne vuole sapere di parcheggiare lontano. Ha detto che noi abbiamo la macchina elettrica, più di così…».
Dopo le sollecitazioni degli altri compagni, il giorno seguente: «Ce l’ho fatta! Mio babbo ha parcheggiato lontano!». Applauso generale.

Qual è stata la soddisfazione più grande di ricevere il premio regionale?

Oltre alla gioia per aver contribuito a realizzare un “mondo migliore” penso sia stata la consapevolezza che occorra il contributo dell’intera “squadra” per essere vincenti: uno per tutti e tutti per uno.

Che cosa vi ha insegnato questo progetto?

Sicuramente ha permesso ai bambini di “toccare con mano” il tema della sostenibilità: hanno sperimentato e apprezzato metodi alternativi per venire a scuola e questo ha permesso loro di osservare con più attenzione e stupore l’ambiente circostante, apprezzare le chiacchiere coi genitori, nonni…, sognare e inventare giochi da svolgere durante il tragitto in strada.

Quali pregiudizi sulla mobilità avete superato assieme?

Non serve compiere “grandi imprese” come svegliarsi un’ora prima alla mattina per andare a scuola in modo sostenibile. Occorre solo organizzazione e buona volontà: l’impegno quotidiano e costante da parte di tutti permette di centrare l’obiettivo.

Come proseguirà in futuro l’esperienza?

Ha lasciato nei cuori di tutti una sincera voglia di continuare a spostarsi in modo sostenibile e la speranza che siano al più presto attuate le “strade scolastiche” per garantire sicurezza a chi arriva in bici o a piedi. È molto confortante constatare che i bambini continuino con gioia a venire a scuola con metodi alternativi.

Samuele Marchi