La data del 1 maggio ha sempre qualcosa di affascinante per me. Dai ricordi giovanili di quella giornata, vissuta con una certa sensibilità religiosa all’interno del più grande movimento sindacale a cui partecipavano tutte i vari orientamenti culturali (negli anni ’70 – ’80 del secolo scorso erano decisamente più vivi di oggi), fino a qualche anno fa, quando ho “voluto” far coincidere questa data con l’inizio di un mio nuovo “lavoro”, questa volta alle dipendenze dell’Inps.

Ieri, 30 aprile, a Imola un importante evento ha visto diversi relatori di primo piano, compresi i Vescovi di Imola e Faenza, mons. Mosciatti e mons. Toso, fare il punto sulle nuove sfide che il mondo del lavoro si trova ad affrontare, in particolare a quella della sostenibilità, dando la voce ad alcune aziende impegnate su questi temi.

Ho chiesto aiuto a Wikipedia, per un breve excursus storico che inquadri come questa data del Primo maggio sia diventata così importante per ogni persona che lavora e – attraverso il lavoro – vuole dare una dignità a tutta la sua vita.

La Festa del 1 maggio

La Festa dei lavoratori viene celebrata il 1º maggio di ogni anno in molti paesi del mondo, per ricordare tutte le lotte per i diritti dei lavoratori, originariamente nate per la riduzione della giornata lavorativa.

Le prime origini, nell’Illinois

La festa dei lavoratori affonda le sue radici in un periodo di significative e frequenti manifestazioni per i diritti degli operai delle fabbriche durante la Rivoluzione industriale negli Stati Uniti d’America, guidate dall’Associazione dell’Ordine dei Cavalieri del Lavoro americani, i Knights of Labor.

Nel 1866, fu approvata a Chicago, in Illinois, la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere, legge che entrò in vigore soltanto l’anno dopo, il 1º maggio 1867, giorno nel quale fu organizzata un’importante manifestazione, con almeno diecimila partecipanti.

Le otto ore lavorative

La conquista delle otto ore lavorative, iniziata il 1º maggio 1867 soltanto nello stato dell’Illinois, ebbe una successiva espansione lenta e graduale in tutto il territorio statunitense.

La data del 1º maggio si diffonde nel mondo

Al Congresso Internazionale di Parigi del 1889, che diede il via alla Seconda Internazionale fondata dai partiti socialisti e laburisti europei, il giorno 1º maggio fu dichiarato ufficialmente come la “Festa Internazionale dei Lavoratori”, e fu adottata da molti paesi nel mondo.

La commemorazione fu poi ripresa anche dal mondo cattolico: il 1º maggio 1955, papa Pio XII istituì per tutta la Chiesa cattolica la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.

La Festa dei lavoratori in Italia

La decisione in Europa in merito alla festività del 1º maggio, ufficializzata a Parigi nel 1889, fu ratificata in Italia soltanto due anni dopo. La rivista La Rivendicazione, pubblicata a Forlì, scriveva il 26 aprile 1890: “Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”.

La strage di Portella della Ginestra

Il 1º maggio 1947 la ricorrenza venne funestata dall’eccidio di Portella della Ginestra (PA), nella quale la banda criminale di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone quattordici e ferendone una cinquantina.

Il concertone di San Giovanni in Laterano

Dal 1990, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, hanno istituito un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani: la manifestazione si tiene a Roma, in piazza di San Giovanni in Laterano, dal pomeriggio alla notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguita da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.

Buon Primo Maggio a tutti i nostri lettori!

Tiziano Conti

Nell’immagine: Il quarto stato del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo, conservato al Museo del Novecento di Milano.