Legambiente ha più volte segnalato interventi sbagliati sul patrimonio verde nei centri urbani o lungo le strade di campagna come potature radicali, abbattimenti e veri e propri scempi. L’ultimo in ordine di tempo si è verificato alcune settimane fa lungo il Canale dei Mulini dove per quasi 2 km la vegetazione che sorge lungo il corso d’acqua era stata letteralmente “schiantata”: i rami strappati e lasciati lungo la strada e spesso la stessa corteccia degli alberi seriamente danneggiata, mettendo a rischio la salute delle piante.
Ora l’associazione torna a chiedere all’Unione dei Comuni della Bassa Romagna un maggiore impegno per far rispettare il regolamento del verde che la stessa Unione si è data da circa 10 anni.
“Assieme agli aspetti paesaggistici – ha dichiarato Yuri Rambelli, Presidente del circolo Legambiente “A. Cederna” – una cattiva gestione del verde compromette la vita degli abitanti in quanto gli alberi, soprattutto nei centri abitati, svolgono importanti funzioni ambientali, dall’assorbimento dell’anidride carbonica al consolidamento dei terreni, ad esempio lungo gli argini fluviali, per non parlare delle funzione di filtro degli inquinanti, prime tra tutti le polveri sottili che nelle ultime settimane sono state spesso ben oltre i limiti”.
Il regolamento del verde dovrebbe servire a tutelare il patrimonio arboreo per via della sue “diverse e importanti funzioni ambientali, urbanistiche e sociali, ma anche il per il notevole ruolo di educazione naturalistica e di miglioramento della qualità urbana e periurbana”. Ma quale è la sua reale efficacia? Quanti controlli sono stati effettuati in questi anni? Quanti interventi scorretti sono stati sanzionati?
L’associazione punta in particolare il dito su una norma che rischia di inficiarne l’efficacia: il silenzio assenso.
Qualora un privato intenda infatti abbattere una pianta tutelata dal regolamento del verde, è sufficiente fare richiesta e in assenza di un diniego esplicito entro 30 giorni è possibile procedere all’abbattimento della piante in questione, anche quando per tipologia o dimensioni il regolamento del verde ne vieta l’abbattimento.
“Si tratta di una norma che rischia di vanificare lo spirito del regolamento stesso – ha spiegato Rambelli – qualora l’amministrazione comunale non sia in grado di procedere ad adeguata verifica della correttezza della richiesta di abbattimento entro i termini previsti”.
Oltre a maggiori controlli, per evitare interventi sbagliati e veri e propri danneggiamenti del patrimonio verde, Legambiente ritiene che per una piena applicazione del regolamento del verde sia perciò necessario che ogni abbattimento di piante tutelate debba essere preventivamente autorizzato, senza alcuna deroga.