Sembra passato un secolo dal loro arrivo a casa Bersana. In poco tempo la struttura, messa a disposizione dalla Diocesi, è diventata un intreccio di volti e di storie. Dietro di sé queste persone si lasciavano le bombe di una guerra insensata, davanti c’era invece quella città sconosciuta, Faenza, di cui si sapeva poco o nulla. I 24 profughi ucraini, seguiti da numerosi volontari, dalla Caritas e altre associazioni, hanno iniziato così un percorso che ha dato loro serenità e dignità.

Il custode Gaetano: “Importante creare un clima sereno all’interno della casa”

«La mia preoccupazione più grande era riuscire a creare un bel clima tra le famiglie in un contesto di convivenza non facile, visti i loro vissuti– spiega il custode della Bersana, Gaetano Gambino -. Devo dire che c’è stata davvero tanta solidarietà tra di loro e una voglia di collaborazione molto grande con i volontari e con il vicinato. Sono consapevoli di essere famiglie fortunate accolte in un ambiente protetto che vuole loro bene. Siamo riusciti a creare un luogo di pace e serenità, come ha testimoniato anche la bella iniziativa messa in campo domenica scorsa dall’associazione Pedalare per chi non può». In questi mesi si sono succedute tante attività portate avanti da volontari, parrocchie e gruppi scout: dai laboratori di gioco per i bambini alle cene insieme, fino ad arrivare a uno step fondamentale: quello della ricerca di un lavoro.

Tre donne assunte in un’impresa di pulizia

«Tre donne sono state assunte in un’impresa di pulizia – racconta Gaetano –, mentre i tre uomini ucraini accolti alla Bersana hanno trovato lavoro prima nel settore edilizio e ora nelle nostre campagne. Dopo i primi mesi di assestamento e con una situazione ancora incerta per il conflitto, da parte di tutti gli ucraini c’è voglia di impegnarsi in una dimensione lavorativa, anche per crearsi un minimo di autonomia economia. Ed è sempre da considerare che molte donne, in Ucraina, avevano un lavoro. Speriamo di riuscire a far sì che anche altre donne possano trovare un’occupazione. Il loro desiderio più grande, però, resta quello di tornare nel loro Paese».

Le iniziative per i profughi sul territorio intanto proseguono: dopo aver conosciuto la realtà del centro civico rioni, per esempio, le famiglie andranno a vedere prossimamente alcuni musei storici delle realtà del Niballo.

Photogallery giornata di giochi promossa dall’associazione Pedalare per chi non può