Un sì per essere luce nel matrimonio e per tutta la comunità. Francesca Ceroni, 26 anni della parrocchia di Fognano, si sposerà il prossimo 28 agosto con Luigi Liverani, di Modigliana. In vista della Giornata delle Vocazioni 2022, approfondiamo con lei il cammino che la porterà a dire questo sì.

Francesca, presto ti sposerai. Cosa significa per te dire questo sì?

È una risposta a una chiamata e a un desiderio che avevo nel cuore. Un desiderio che nel tempo, con l’aiuto di Dio e delle persone vicine, è diventato sempre più concreto. La mia famiglia è sempre stata un grande esempio e testimonianza di fedeltà, così come il confronto con gli amici e sacerdoti in questi anni è stato importante. Con questo sì ci impegniamo a donarci all’altra persona accogliendo quello che il Signore ci vorrà donare. L’essere un dono per l’altro non limita la propria libertà, anzi, significa moltiplicare la nostra gioia.

In che modo credi che il tuo sì faccia la storia?

Ripenso alle parole ascoltate durante una veglia di preghiera a San Valentino, quando siamo stati invitati a essere luce per gli altri. Mi auguro che il nostro sì possa essere luce non solo all’interno del matrimonio, ma anche per tutta la comunità. In questo modo credo che il nostro sì possa davvero fare la storia.

La Chiesa di Faenza-Modigliana che volto ha ai tuoi occhi?

Per me la Diocesi è casa. Un luogo in cui impari a conoscerti, a crescere, a coltivare le tue domande, dove c’è sempre qualcuno che cammina con te. E poi ti permette di portare lo straordinario che hai vissuto nelle piccole realtà parrocchiali, arricchendo la tua vita. Tra le esperienze più significative, ricordo il pellegrinaggio in Terra Santa nel 2019, un grande momento di Chiesa. In tanti giovani, di realtà diverse, siamo stati nei luoghi dove tutto è partito, e questo viaggio ha reso più concreta la mia fede. Un’altra esperienza significativa è stata la settimana comunitaria donne. Abbiamo incrociato la nostra vita con alcune donne della Bibbia, ed è stato bello vederle così attuali nella nostra vita.

“Il periodo di lockdown non è stato facile, ma è stata la conferma del nostro volerci bene e saperci attendere”

Hai vissuto un anno all’interno della Fraternità del Seminario.

È stata una palestra di vita, condivisa con altri fratelli e sorelle che vivono quel tempo con te. Sono persone che non ti sei scelto, ma che sai che ti faranno del bene. Anche un semplice raccontarsi le gioie e le fatiche di ogni giorno ti permette di fare un salto di qualità. È un cammino che mi ha fortificato sia come singola persona sia come coppia. A seconda dei momenti, eravamo dalle cinque alle dieci persone.

Con Luigi come hai vissuto il periodo più difficile della pandemia?

Non è stato facile. Abitando in due vallate differenti, nel lockodown non ci siamo visti per nulla. Non eravamo però impreparati a questo tempo. È stata una prova, ma al tempo stesso è stata la conferma del nostro volerci bene e del saperci attendere reciprocamente.