Il 18 maggio scorso abbiamo ricordato il 35esimo della morte di Giulio Argnani, storico fondatore dello scautismo faentino. Ci è parso un riconoscente pensiero filiale ricordarne, con queste righe, un aspetto eloquente ed esemplare fra i molti insegnamenti che ci ha lasciato.

La ricorrenza dei 100 anni dello scautismo faentino ha dato a molti di noi che, in tempi diversi, ma con la stessa passione, abbiamo preso parte al “grande gioco” ideato da Baden Powell, il piacere di ricordare e di rivivere momenti indimenticabili. Nella recente mostra cittadina, allestita con grande cura da ex capi come da giovani in piena attività, molte cose sono venute alla luce.
Fra i numerosi ricordi che ci toccano da vicino, come figli di Giulio Argnani, che come noto fu tra i fondatori dello scautismo a livello locale, ci piace mettere in evidenza una particolare abitudine di babbo, quella di lasciare sempre, nei luoghi dei campeggi estivi, un tempietto con la Madonna e una scritta di invocazione.

Al Passo dei Mandrioli, il Gesù ‘lupetto’ realizzato dal ceramista Gatti

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Ancora oggi, a oltre 70 anni, molti sono ancora lì, a testimoniare una presenza di protezione per i viandanti. Chi non è mai passato dal Passo dei Mandrioli e, fermandosi al passo, non ha visto (e fotografato) la nicchia con dentro la Madonna con il Bimbo in braccio che benedice con la sua manina a mò di saluto scout, tipico dei “lupetti”? Ebbene, come attesta la stessa scritta originale sotto la nicchia, fu posta dagli scout di Faenza nel 1952 e la ceramica fu commissionata da babbo al noto ceramista faentino Riccardo Gatti.

Per la verità ne fece eseguire decine di copie che babbo custodiva per poi collocarle, come detto, nei luoghi dove si svolgevano “i campi” degli scout. E così è avvenuto per il campo al “Capanno” (1953) sempre in zona Mandrioli, come ai “Fangacci” o a “Prato la penna” (1954). Ma una delle prime Madonne, sempre del citato ceramista Gatti, la possiamo trovare a Selva di val Gardena, collocata durante il campo svolto sulle Dolomiti negli anni 1947 e 1948 e gelosamente custodita ancor oggi a “La Selva”, nella proprietà della famiglia De Lago, che si affaccia sulla strada provinciale in posizione di grande visibilità. La targa sotto la ceramica attesta la data della collocazione e il nome di chi la collocò, e piace ancora una volta vedere riecheggiare nomi cari e la nostra Faenza, pur tanto distante dalla val Gardena. Negli anni ‘60 a Sigliola, nelle colline di Firenzuola, ancor oggi si ricorda la Madonna del “Camparino” nel bosco della famiglia Moncelli, che collocarono i faentini. Per trovare un tangibile segno delle Madonne collocate da babbo, non c’è bisogno di andare per monti o per colline, basta andare in via Marozza qui a Faenza, per vedere come è custodito e venerato il pilastrino che nel 1953 fu collocato dagli scout faentini in quella zona, allora quasi periferica. Passando si possono vedere sempre fiori freschi e lumini accesi e non soltanto durante il mese di maggio. Anche per la strada provinciale che porta alla chiesa di Rivalta, nei pressi del “Palazzone” di proprietà della famiglia Braschi-Baldi, nel maggio del 1954 fu collocata la ceramica di Gatti su un bel pilastrino in pietra viva che continua a richiamare fedeli e passanti.

A Pergola uno degli ultimi tempietti realizzati

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Giulio Argnani

Uno degli ultimi pilastrini che videro babbo tra i realizzatori di questi semplici segni di devozione mariana, collocato assieme agli adulti scout del Masci, forse è quello che, salendo da Celle verso la chiesa di Pergola, in una posizione centrale su un incrocio, svetta alto in pietra a vista ed è spesso meta di devoti, specie degli adulti scout, per la recita del santo Rosario. Certo un pilastrino può essere considerato poca cosa, ma è pur sempre un piccolo segno di fede e un richiamo al Cielo, e contiene in sé qualcosa che il tempo non cancella facilmente e a chi lo vede di passaggio, e magari si ferma, può ispirare pensieri di pace e serenità di cui, oggi, abbiamo tanto bisogno. Siamo certi che, nelle intenzioni di babbo, ci fosse proprio quella di lasciare un semplice, ma eloquente richiamo alla celeste protezione per tutti.

Enrico e Giuseppe Argnani