si apre una nuova fase. Sono due le novità che la caratterizzeranno. Con l’ordinanza 881 del dipartimento di Protezione Civile è stato stabilito un contributo mensile di sostentamento per tutti gli ucraini che hanno provveduto autonomamente alla propria sistemazione nel nostro Paese. Inoltre l’11 aprile è stato aperto un bando per l’accoglienza diffusa, che, per la prima volta, sarà gestita da enti del terzo settore, enti religiosi e organizzazioni (e, ulteriore novità, in famiglia). «Si tratta di due importanti novità legate principalmente al fatto che, diversamente dal passato, i profughi hanno trovato per la stragrande maggioranza una sistemazione autonoma e alla grande disponibilità a supportare l’accoglienza che il nostro Paese ha dimostrato nei confronti dei profughi ucraini», spiega Elisa Fiorani, presidente di Anolf Emilia-Romagna Odv, l’associazione nazionale Oltre Le Frontiere nata in seno alla Cisl.

Elisa Fiorani: “Per le accoglienze familiari tutto è legato alle capacità personali”

Fiorani illustra cosa cambierà per i rifugiati ucraini: «Coloro che hanno trovato sistemazione presso parenti o famiglie italiane potranno richiedere un contributo diretto mensile, pari a 300 euro per gli adulti e 150 euro per i minori, previsto per tre mesi. Il contributo è destinato alle persone in fuga dalla guerra in Ucraina che hanno presentato domanda di permesso di soggiorno per protezione temporanea». L’obiettivo è offrire ai profughi un primo sostegno economico in Italia, sottolinea la presidente di Anolf: «è stata data loro la possibilità di ritirare il denaro in qualsiasi ufficio postale, rendendoli maggiorente autonomi. Inoltre, la protezione temporanea dà ai profughi la possibilità di lavorare fin da subito e potersi rendere, quindi, autonomi a livello economico».

Una soluzione adatta quindi per una situazione momentanea ma c’è una criticità, sottolinea Fiorani: «I profughi ospitati da parenti o amici non sono all’interno di un percorso strutturato di integrazione. Tutto è legato alle loro capacità personali e al supporto della rete familiare, anche nell’avvicinarsi ai servizi nel territorio (scuole, centri per l’impiego, sportelli informativi…)».

Il bando per il Terzo settore

La seconda novità riguarda invece il sistema di accoglienza diffusa: «Si è chiuso da pochi giorni il bando della Protezione civile. La novità riguarda il ruolo cardine assegnato alle reti associative del Terzo settore, ai centri servizi per il volontariato, agli enti e delle associazioni che svolgono attività in favore degli immigrati, agli enti religiosi, in partenariato con gli enti locali, che, se aderiranno, dovranno farsi carico di individuare alloggi per accogliere i rifugiati e garantire loro alcuni servizi» spiega. In Emilia-Romagna i posti disponibili sono 1.038, di cui 478 in famiglia, 394 in appartamento e 166 in altra tipologia di sistemazione. In provincia di Ravenna sono due i soggetti proponenti, la cui domanda è stata accolta: Comunità Papa Giovanni XXIII con 25 posti di cui 16 in famiglia e Cidas soc. coop. A.R. con 25 posti, tutti in famiglia.

Chi aderisce al bando dovrà assicurare un minimo di 300 posti e un massimo di 3.000 sul territorio nazionale, ospitando i profughi ucraini in piccole strutture per massimo 15 persone o in abitazioni private o presso famiglie. È previsto un contributo statale di 33 euro al giorno a persona, come per il Sai (Sistema di accoglienza e integrazione gestito dagli enti locali), e per i Cas, Centri di accoglienza straordinaria gestiti dalle prefetture. Anche per questi nuovi soggetti sono previsti gli stessi strumenti di inserimento, mediazione, orientamento e integrazione.

«Questo nuovo modello dà garanzia di un percorso di accoglienza, accompagnamento, inserimento sociale e lavorativo e di una rete di supporto ampia, istituzionale e della società civile organizzata» sottolinea Fiorani. L’ente che risponderà al bando della Protezione civile dovrà assicurare una presa in carico integrata: mediazione linguistica e interculturale, assistenza psico-socio-sanitaria, alfabetizzazione linguistica, attività di inclusione sociale, inserimento lavorativo, oltre a contributi per vitto e alloggio, pocket money di 2,50 euro al giorno. «Ritengo questa seconda soluzione un modello interessante, già sperimentato in alcuni progetti e realtà associative, ma solo ora diventato una parte integrante del sistema di accoglienza del Paese – prosegue -. Resta il tema della sostenibilità della qualità dei servizi di accoglienza con una somma giornaliera di 33 euro, non certamente adeguata».

Sara Pietracci