Sulle orme del padre. Si potrebbe condensare in queste poche parole la nuova esperienza intrapresa da Martino Chieffo, figlio di Claudio, il noto autore di brani cantati in tutto il mondo dal movimento di Comunione e liberazione e in un’infinità di parrocchie e di gruppi giovanili. Un album tutto di Martino è in distribuzione (Etichetta: Strade Blu Factory) da qualche settimana. Dei dieci pezzi di cui si compone, solo l’ultimo è del padre, Il viaggio. Degli altri 113 di produzione paterna, tra cui alcuni arcinoti come I cieli, Lasciati fare, Io non sono degno, si intuiscono forse le melodie, inevitabili per un figlio alla ricerca di un percorso personale, ma che ha pur sempre un’origine cui fare riferimento.
Il musicista Martino Chieffo ora vive a Modigliana
“Avere registrato un mio lavoro – dice Martino – mi ha anche liberato dal paragone” che veniva automatico ogni volta che lo si ascoltava mentre eseguiva le canzoni di Claudio deceduto nel 2007. Da qualche tempo Chieffo si è ritirato a Modigliana, provincia di Forlì. Nel capoluogo romagnolo lavora come consulente marketing. “In Appennino, in un luogo di musicisti, è più facile vivere le relazioni. È lì che sono nate queste canzoni. Avevo qualcosa di mio da raccontare, anche se si avvertono le assonanze con mio padre. Da lui ho imparato a suonare la chitarra. Questo album è il frutto di tanti anni di lavoro in cui non è presente solo l’aspetto autobiografico, ma si tratta di scene tratte dalla vita di tutti i giorni. Narrazioni nelle quali cerco la bellezza e la verità”.
Nei versi in molti possono ritrovarsi. Il brano Parole leggere dà il titolo all’intero disco. Parole e musica entrano in sintonia con facilità. Si fanno ascoltare con piacere. Si intuisce il percorso dell’autore “che non è indolore – precisa Chieffo – e mi ha inciso nella carne”. Vorrei trovare parole leggere per raccontare il male e ricordarne il bene, una leggerezza non semplice, ma vista «in contrapposizione alle urla degli ultimi tempi, quando spesso ci siamo trovati uno contro l’altro”. Chieffo pensa ai tempi della pandemia, agli scontri, alle polemiche, anche all’interno del mondo cattolico. “Mi piacerebbe cercare qualcosa che unisca, che faccia anche sorridere di noi stessi”.
Nella vita siamo tutti artifici e vittime di un inestricabile disegno, come Chieffo scrive in Distrattamente. Allora è inutile scappare, inutile opporsi. Inutile anche raccontarsi. Si avverte tutto un lavorio interno, profondo, che scava nel proprio intimo e anche quello di chi si incontra sulla propria strada. Chieffo scrive e suona per sentirsi libero, come lo sono i brani del disco. “Mi sono allontanato da come ero abituato a vivere la fede, senza con questo rinnegare nulla di ciò in cui credo. Vado in cerca di qualcosa che mi possa rendere felice, per essere in grado di ripartire ogni mattina con un desiderio rinnovato”.
Qual è il messaggio forte che emerge da questo lavoro inedito? “È quello di prendersi il coraggio di rischiare, di fare il prossimo passo da soli – dice con chiarezza Chieffo –. Da queste canzoni emerge che nella mia vita fino a poco tempo fa davo tutto per scontato. Un conto, però, è rischiare sulla propria pelle e un altro non compiere nessun passo in avanti. Invece ho scoperto l’avventura del rischiare, di provare”.
Chieffo: “Mi sento un po’ come i pellegrino di un tempo”
C’è un pentimento per quanto vissuto in precedenza? “No, nessun pentimento. Un rammarico sì, quello in me è presente per non aver vissuto appieno, comprese l’appartenenza a Comunione e liberazione e alla Chiesa. Davo per scontata anche la fede e non la vivevo in pienezza”. Accompagna l’intero lavoro l’idea del viaggio, dell’essere in continua ricerca di qualcosa che possa dare un senso di valore ai propri giorni terreni. È la nostalgia di qualcosa di perduto, ma ancora rintracciabile, di incontrabile: una donna, una compagnia, un’esperienza, non è dato sapere. Si può solo immaginare. “Mi sento un po’ come i pellegrini di un tempo – fa presente Chieffo – che, attraversando lunghi itinerari, incontravano vicende tristi e liete. Quello sono io oggi. È quello che sto vivendo e che continuo a cercare”.
Francesco Zanotti