Una vita accanto a studenti di ogni età. Da quelli che nel fiore della giovinezza si avvicinano alla poesia di Pascoli e Pavese a quelli della terza età che hanno ancora tanta voglia di imparare. Iside Cimatti è stata sempre al loro fianco, tanto quanto insegnava Lettere al liceo Severi di Faenza, quanto alla Libera Università per gli adulti. E ancora oggi non ha perso la voglia di conoscere, di emozionarsi leggendo una poesia e di testimoniare con passione che la cultura è un viaggio per conoscere se stessi e il mondo che ci circonda. Un viaggio che vale la pena fare. «La notizia dell’onorificenza Faentina sotto la torre mi ha commossa – dice -. A emozionarmi ancor di più è stato il fatto che a darmela è stato il sindaco Massimo Isola, che è stato un mio ex studente. Ricordo bene persino il banco in cui stava: a destra vicino alla finestra».

In tanti: “Che belle le sue lezioni (e che paura le sue versioni!)

Una cura verso ai propri alunni che andava al di là di un semplice trapasso di nozioni. E come il sindaco, tanti ex studenti le hanno scritto in questi giorni. Da Vittorio, che ha studiato Lettere grazie a lei, ad Andrea che sottolinea «la sua instancabile opera di educatrice: siamo in tantissimi a doverla ringraziare». Ricordando il suo impegno per la città, Margherita scrive: «Rallegramenti vivissimi alla prof. Cimatti per il meritato riconoscimento e per le sue doti di grande disponibilità, cultura e professionalità. Grazie prof». Fino a Enrica che ricorda «la prof che si commuove leggendo Pascoli, indimenticabile. Che belle le sue lezioni, che paura le sue versioni». «Non è un caso che i miei studenti si ricordino questi momenti – sottolinea Iside -. L’emozione e l’empatia sono aspetti fondamentali per un docente. Non basta il cervello, serve passare anche dal cuore. In passato questi temi venivano messi in secondo piano, ma ora la scuola finalmente è migliorata sotto questo aspetto e si sta interessando all’intelligenza emotiva».

“Il senso del dovere? Dalle mie radici contadine”

La sua autenticità era uno degli aspetti che colpiva i giovani e le infondeva autorevolezza. «Ero un’orfana di guerra – sottolinea -, avevo perduto mia madre a 3 anni, ma ho vissuto sulla mia pelle che Dio non abbandona nessuno. Ho potuto studiare nel collegio delle suore di Santa Chiara e a loro sono molto riconoscente, poi ho studiato all’Università Cattolica di Milano grazie a delle borse di studio». Esperienze che le hanno permesso di trasmettere ai suoi studenti un grande senso del dovere. «Ho ricevuto questo sentimento dalle mie radici contadine, tra famiglie semplici e analfabete, dove c’era un dare generosamente quello che si aveva, in maniera cristiana».

Collaboratrice de il Piccolo, “La poesia e l’arte hanno un valore profondo per l’essere umano”

Nel 1986 inizia l’avventura alla Libera Università per gli adulti che all’epoca ha dato a tante donne la possibilità di istruirsi. «Ho ricevuto questa richiesta e ho risposto di sì, come mi è capitato tante volte nella vita. Le cose, più che cercarle, sono arrivate». E risponde sì anche a un’altra chiamata che le regalerà dieci anni belli e intensi come collaboratrice a il Piccolo, a fianco di un altro suo ex alunno, il direttore Giulio Donati. Cambiano i mezzi, ma non la voglia di mettersi in gioco. Dalla prima volta che ha preso il treno, a 18 anni, per andare all’Università Cattolica di Milano agli ultimi incontri dei giorni scorsi fatti online su Zoom per progettare la scuola della terza età del futuro. Al centro, c’è sempre la crescita umana. «La poesia e l’arte hanno un valore profondo per l’essere umano che è da preservare – prosegue -. Soprattutto oggi, dove la componente tecnologica è così importante. Se non stai al passo con i tempi, per esempio in informatica, rischi di venire emarginato. Non possiamo però lasciarci andare a un fascino tecnologico fine a se stesso. Questo indebolisce la persona umana: al centro deve esserci altro».

Samuele Marchi