Cinque gigantesche tele capaci di raccontare in tutta la sua foza evocativa la storia di Giuseppe l’ebreo. Ritorna l’arte contemporanea nello spazio espositivo del Museo Diocesano di Faenza alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo, con una personale di Elvis Spadoni dal titolo Per un popolo numeroso. Giuseppe, il figlio di Giacobbe. Spadoni, pittore che vive e lavora a Sant’Arcangelo di Romagna, ha dedicato questo ciclo pittorico alla straordinaria e attualissima figura di Giuseppe l’ebreo. La mostra, che sarà inaugurata venerdì 29 aprile alle 18.30, resterà visitabile dal 30 aprile al 12 luglio.
Elvis Spadoni, pittore che da anni affronta tematiche relative all’arte sacra, ha realizzato in occasione di questa mostra cinque grandi scenografie – cinque moderne pale d’altare – che vogliono raccontare in modo poetico altrettanti tempi della vicenda di Giuseppe: il dono della tunica, Giuseppe calato nella cisterna, il dono del grano, il riconoscimento e il perdono tra fratelli, l’andata del padre Giacobbe verso in Egitto per riabbracciare quel figlio che credeva perduto. Per Spadoni la pittura a soggetto sacro non ha lo scopo di «“illustrare” una pagina biblica ma di creare una nuova fedele e personale incarnazione del testo sacro in una contemporanea forma pittorica che risponda a quella bellezza che è il proprium di ogni operazione artistica e luogo di epifania del trascendente».
Elvis Spadoni ha voluto raccontare in maniera poetica ed evocativa Giuseppe l’ebreo, dall’abbandono dei fratelli alla riconciliazione in Egitto
“La figura biblica di Giuseppe è quella del sapiente e del sognatore – spiega Giovanni Gardini, vice direttore del Museo Diocesano -. Attraverso i sogni Dio comunica all’uomo ed è proprio Giuseppe a essere capace di cogliere questo messaggio divino. Anche per questo i suoi fratelli inizialmente lo temono e lo odiano. Sarà poi Giuseppe, diventato viceré d’Egitto, a perdonarli e i suoi fratelli ammetteranno i propri errori”. La figura di Giuseppe viene ritratta in maniera quasi cinematografica dall’artista, con il bianco divino delle tele a colpire nel profondo lo spettatore.
“Le grandi tele di Spadoni richiamano molto i cicli che venivano realizzati all’interno dei chiostri dei monasteri – aggiunge monsignor Mariano Faccani Pignatelli, direttore del Museo Diocesano – e si inseriscono in pieno in un discorso di arte sacra che vuole creare un dialogo diretto con Dio”. “In questi anni il Museo Diocesano e lo spazio espositivo della chiesa di Santa Maria dell’Angelo sono tornati a essere un luogo di grande produzione e divulgazione culturale – dice Niccolò Bosi, presidente del consiglio comunale – e attraverso opere potenti come quelle di Spadoni ci viene lanciato un messaggio molto forte, capace di farci riflettere anche sull’attualità”.
La mostra resterà aperta fino al 12 luglio mentre fino al 10 giugno, negli stessi orari, sarà possibile visitare anche la mostra Disvelare il sacro. Meraviglie restaurate dal Museo diocesano di Faenza.
La mostra sarà aperta nei seguenti orari: giovedì 16.30-19; venerdì 16.30-19; sabato 10-12.30 e 16.30-19; domenica 16.30-19.