Mentre il mondo cattolico ha già celebrato la Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, il mondo ortodosso vive ora nella settimana santa e domenica prossima festeggia la sua Pasqua. Dopo la fuoriuscita di alcuni milioni di profughi ucraini, negli ultimi giorni qualcuno di loro è tornato indietro avendo visto l’allentarsi della morsa russa su Kiev. Dentro a questo contesto, dopo un mese e mezzo di incursioni in gran parte del Paese e bombardamenti su tante città, le armi continuano a non tacere. L’arcivescovo cattolico a Mosca, monsignor Paolo Pezzi, vive nella capitale russa. Il giorno che il Papa ha consacrato Ucraina e Russia al cuore immacolato di Maria (25 marzo), ha visto la sua cattedrale affollarsi.
Eccellenza, la gente ha percepito il messaggio di Francesco. Anche in Russia, come in Ucraina e nel mondo intero, sembra condividere il desiderio di pace. Gli eventi, sembrano però girare diversamente?
Sì, è così, ma vedo crescere un desiderio di pace che si fa domanda, preghiera, e soprattutto disponibilità a offrire il perdono. Questo è il vero miracolo della resurrezione. Quest’anno la Pasqua ortodossa coincide con la nostra domenica della Divina Misericordia. Voglia il Signore risorto donarci la “sua” pace.
Da semplice sacerdote inviato in Russia alla piccola comunità cattolica, sparsa su distanze enormi, dopo il silenzio della Siberia, lei oggi si ritrova al centro del mondo, sollecitato ogni giorno a fornire risposte a giornalisti e fedeli, frastornati da eventi dolorosi. Quale certezza può offrire?
Quello che posso offrire è la mia esperienza di fede speranzosa. Cristo risorto è la mia speranza: non mi stanco di ripeterlo, come ho fatto in questi giorni del mistero Pasquale, che è appunto l’inserzione della permanenza del Divino nel mondo e nella storia. Nulla e nessuno può toglierci questa gioia. Come diceva san Serafino di Sarov: «Cristo, mia gioia, è risorto».
Lei, pastore della “piccola chiesa nella grande Russia”, sta insistendo sul perdono reciproco. Percepisce qualche attenzione in merito?
Sì, vedo già i primi segni di questo cambiamento di rotta tra i nostri fedeli. Certo, occorrono gli occhi della fede, del cuore per vederli, perché, ahimè, i miei occhi pieni di lacrime vedono anche tanto dolore, angoscia, odio, violenza.
In occidente, dopo due anni di Covid news, in tv stiamo passando alla guerra come centro di ogni interesse. Potrebbe servire un po’ di disintossicazione televisiva.
Ma a parte questo, quando potremo festeggiare tutti, in pace, la Resurrezione di Cristo?
Sa, se accogliamo la pace che Cristo dona ai suoi, allora già ora viviamo la resurrezione di Cristo. Occorre il coraggio di affermare ciò che già viviamo, certo con tremore, perché è una fiammella così flebile, che sembra impossibile possa rischiarare il buio in cui ci troviamo. Occorre un po’ della fede dei benedettini del medioevo nella resurrezione: a ogni guerra, invasione, conflitto, loro ricominciavano, e così la vita, le città rifiorivano attorno ai monasteri.
Giulio Donati