La ceramica per avvicinare, far dialogare e arricchire i popoli. Se da un lato in questi giorni c’è chi chiede di chiudere nelle università i corsi su Dostoevskij, dall’altra c’è la consapevolezza che proprio la cultura può costruire ponti là dove la politica non riesce. È stato questo il percorso su cui ha scommesso negli ultimi anni a Faenza Emozioni ceramiche, un format culturale, turistico e formativo che ha portato dal 2015 oltre quaranta ceramisti russi, bielorussi e ucraini sul nostro territorio. Alla scoperta della grande tradizione ceramica italiana, da Mosca o dalla Crimea, non da semplici spettatori, ma da protagonisti di un’esperienza unica nel suo genere.

Per un periodo che va dai dieci ai quindici giorni, i partecipanti hanno vissuto la realtà di Faenza a 360 gradi: al centro i corsi di formazione nelle principali botteghe ceramiche, a cui si affiancano visite nei musei passando per serate enogastronomiche trascorse ad assaggiare i prodotti autentici della Romagna. Emozioni ceramiche è stato ideato dal centro linguistico Extra Class Italia coordinato da Simona Berardi, docente di lingua russa all’università di Bologna, Gmt (Gruppo di marketing territoriale) coordinato da Andrea Succi, ed Ente Ceramica Faenza con Carla Benedetti.

Un format che ha portato oltre 40 ceramisti da Russia, Bielorussia e Ucraina arrivati a Faenza dal 2015

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L’ucraina Marina Kurukchi, artista tataro-crimeana che ha partecipato al format.

Un ponte, quello tra la Russia e Faenza che si è interrotto bruscamente nel gennaio 2020. Prima la pandemia e oggi la guerra in Ucraina – proprio quando si stava progettando una ripresa delle attività – hanno per ora bloccato queste relazioni capaci di andare oltre le varie nazionalità. «Il format è nato dopo una prima esperienza ad Argillà 2014 – racconta Simona Berardi, che ha curato inoltre nel 2018 la Settimana della cultura russa a Faenza -. I ceramisti russi hanno espresso il desiderio di consolidare i rapporti con la realtà ceramica faentina attraverso corsi di formazione e soggiorni più prolungati. Il progetto è cresciuto negli ultimi anni in maniera inaspettata e si è arricchito sempre più di partner e partecipanti, coinvolgendo non solo ceramisti russi, ma anche bielorussi e ucraini».

Tra i principali referenti in Russia di Emozioni ceramiche c’è Alexander Poverin, ceramista, scultore, scrittore, membro dell’Associazione Artisti Russi e dell’Associazione internazionale di arti plastiche dell’Unesco. Molti dei suoi allievi hanno deciso di perfezionare la propria arte ceramica proprio a Faenza. Negli anni passati i ceramisti hanno svolto un laboratorio di perfezionamento tenutosi alla bottega del compianto Gino Geminiani, con corsi di tornio e decoro tradizionale faentino. Inoltre seguono un corso intensivo di lingua italiana, L’italiano in bottega, un innovativo approccio alla lingua italiana e al linguaggio settoriale ceramico.

«Ogni anno si creavano legami speciali con tutti i partecipanti – racconta Berardi –. La conclusione del percorso si teneva alla bottega di Gino Geminiani. Oltre alla distribuzione dei diplomi organizzavamo una serata conviviale nella bottega, cenando con la paella preparata dal ceramista Emidio Galassi. Si creava un’atmosfera unica e fuori dal tempo, in cui non c’erano più le distinzioni tra russi e romagnoli».

La follia della censura russofoba: “Se cancelliamo corsi su Dostoevskij a rimetterci siamo solo noi”

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Immagini oggi scalfite da un clima russofobo che pervade la società. «Ritengo si debba stare molto attenti rispetto alla chiusura o annullamento di tutto ciò che è russo – commenta Berardi -. In questi giorni ho letto prese di posizioni assurde che non fanno altro che isolare una certa cultura e affossare il dialogo. Se cancelliamo corsi su Dostoevskij o bandiamo opere musicali a rimetterci siamo solo noi. È nostro compito opporci alle limitazioni che vengono imposte con senso di responsabilità ed equilibrio, mostrando come la cultura possa agire da ambasciatore di pace e presentando al pubblico la ricchezza, l’originalità e le dimensioni della cultura russa, unico rimedio alla violenza e alla follia della guerra».

Per quanto riguarda il futuro: «Oggi è quasi impossibile progettare il futuro di Emozioni ceramiche, tra la guerra e il crollo del rublo. Sono in contatto grazie ai social con tanti vecchi partecipanti, ma sono preoccupata che possibili ulteriori censure possano limitarci nelle comunicazioni. Continuo a credere che la cultura russa possa essere un elemento di pace e tutte queste attività dimostrano che ci possono essere solide basi per un dialogo internazionale».

Samuele Marchi