Nell’udienza generale del 9 settembre 2009 papa Benedetto XVI tratteggiava la figura di san Pier Damiani ponendolo tra i mistici della Croce di Cristo, a cui era intitolata l’eremo di Fonte Avellana: direi una sottolineatura non molto in linea col nostro tempo che, a parte il film di Mel Gibson, non sembra avere molta assonanza con la Croce e con l’Uomo dei dolori, descritto da Isaia. Il suo messaggio forte e a tratti sferzante, non l’ha reso certo molto popolare, sebbene Dante lo abbia giustamente glorificato nella luce vivissima del cielo di Saturno (cf. Paradiso XXI). Dalle sue ossa abbiamo informazioni molto precise sulla sua vita di assidue penitenze, di lunghi cammini, di una robustezza di un corpo messo alla prova e dedito a diete prive di carni, tanto amate invece nei banchetti opulenti dell’epoca.

Un romagnolo d’acciaio insomma, nato a Ravenna e morto a Faenza giusto 950 anni fa, una personalità molto strutturata e decisa. Del resto un tal personaggio che ama la Croce in quel modo, senza infingimenti, penso che debba essere così. Egli era anche molto colto e profondo, sicché si imponeva con la lingua, la penna e appunto la sua fisicità granitica. Penso che quando giungeva in un luogo a disputare, compreso l’imperatore germanico che voleva ripudiare la moglie, tutti i suoi avversari sapessero di avere già perso: lui sovrastava tutti per sapienza e autorità.

Era cresciuto a Faenza e vi è morto nella notte tra il 22 e 23 febbraio del 1072 mentre era diretto a Gamogna, uno dei suoi amati eremi, essendo ospite del potente Monastero Benedettino di Santa Maria foris portam. È certo che la sua tomba, posta nell’importante Chiesa monastica, già Cattedrale cimiteriale di Faenza, nell’antichità era meta di pellegrinaggio e occupava uno spazio specifico, mentre il popolo lo invocava per il mal di capo. Qualcuno afferma giustamente che i resti del Santo costituivano “un pezzo forte” della nostra città.

Oggi non abbiamo più l’idea di tutto ciò perché la Chiesa ha subito radicali trasformazioni, tra cui lo spostamento al lato opposto della facciata, allorché i Manfredi costruirono la nuova cinta muraria nel sec. XV. Ma il suo invito al misticismo, certo rivolto in primo luogo ai monaci del suo tempo, ha ancora un sapore per il nostro tempo perché il silenzio e la lontananza dal mondo per parlare con Dio, hanno ancora un fascino, il fascino e il profumo di Dio. Perché amare l’austerità della Croce? È la dolce follia del Cristo che si è dato tutto a tutti; allo stesso modo Pier Damiani non ha rifiutato le numerose missioni affidategli dai Papi, senza risparmiarsi, sempre ricorrendo un’occasione per attuare l’intima unione con suo Maestro, inginocchiato a terra nel gelo dei monti (come racconta Dante: lievemente passava cali e geli, contento ne’ pensier contemplativi – Paradiso XXI, 117), considerando le sante piaghe come bocche spalancate per un bacio. Non sarà molto da copertina, ma questo è Pier Damiani.

don Mariano Faccani Pignatelli

Le celebrazioni

In occasione del 950esimo anniversario della morte di san Pier Damiani viene traslato il corpo del santo dalla Cattedrale alla chiesa di Santa Maria Vecchia, luogo della sua morte. Domenica 20 febbraio alle 20.45 ci sarà la preghiera e la lettura di alcuni testi del santo nel momento del suo transito.
Lunedì 21 febbraio alle 20.30 sarà celebrata la Messa presieduta dal vescovo Mario alla quale saranno presenti anche i partecipanti al cammino sinodale. Non è necessario alcun tipo di iscrizione.
Domenica 27 febbraio alle 11, a Santa Maria Vecchia, la messa sarà trasmessa su Teleromagna.