I numeri ora ci sono. Le nuove linee di produzione anche, il termine «rilancio» è presente così come pure gli anglicismi tipici del linguaggio business. Il piano industriale di Italcanditi per l’Ortofrutticola del Mugello ha preso forma, ma a fronte di tante parole – doypack, produzione flat, sugar-free – mancano le voci fondamentali: i marron glacé e i lavoratori. Nel futuro dello stabilimento di Sant’Adriano non sembra esserci spazio per la lavorazione dei marron glacé, fiore all’occhiello della produzione dal 1989, il cui mercato non sarebbe in crescita secondo l’azienda. E sarebbe garantito il lavoro a 64 stagionali, contro i circa 80 che ogni anno ruotano attorno alla fabbrica. Proprio per questo il piano dell’azienda di Bergamo, presentato nel corso del secondo incontro del tavolo di crisi, sarà attentamente esaminato da istituzioni e sindacati.
Nel piano industriale si parla di “rilancio”, ma intanto i macchinari per i marron glacé vanno a Bergamo
Alla base del piano industriale c’è la partnership commerciale, con durata di cinque anni rinnovabile per altri cinque, tra Italcanditi e Gaetano De Feo, il vecchio socio di maggioranza dell’Ortofrutticola che gestisce uno stabilimento ad Avellino. A Sant’Adriano De Feo riporterà la lavorazione del prodotto fresco e altri macchinari, che passeranno quindi da Avellino a Marradi, salvo quelli che servivano per i marron glacé che saranno portati a Bergamo. La ‘via della castagna’ che congiunge Avellino a Bergamo passando per l’Appennino è questa.
I marron glacé hanno un mercato stagnante, secondo Italcanditi
Italcanditi, dopo il dietrofont delle scorse settimane, prova a dare motivazioni del riassetto. Attualmente «solo il 3% delle castagne verrebbe lavorato in loco». Marradi produce circa 150 tonnellate di marroni l’anno, ma nello stabilimento ne lavora 270 provenienti da altre parti d’Italia. «L’arroccamento sul marron glacé, che è un prodotto flat (cioè con consumatori non in aumento) non è giustificato» fanno sapere dall’azienda. Il prodotto non è sugar-free e non è a km zero. Ed è appesantito -notano da Italcanditi – da diseconomie che ne aumentano il prezzo. Il piano presentato andrebbe invece verso un ammodernamento dello stabilimento, che per Italcanditi significa portare tre nuove linee di produzione: i marroni allo sciroppo, considerata «una lavorazione di pregio»; il confezionamento di marroni e castagne fresche, compresi i marroni di Marradi; i marroncini in confezioni snack, «prodotto che vede un mercato in fortissima crescita» si legge nella nota.
Il 30 gennaio atteso al presidio Carlo Lucarelli
In totale, rispetto alle 270 tonnellate di marroni lavorate finora, l’impegno per il 2022 è di passare a 500 tonnellate di castagne, per fissare nel 2026 l’obiettivo a 600-700. «Dobbiamo approfondire il piano in maniera più ampia – dice il sindaco di Marradi Tommaso Triberti – Riteniamo che la proposta di riconversione dello stabilimento non possa essere decisa in una settimana, ma che debba avere i tempi necessari per fare tutte le valutazioni sia per essere studiata, sia per la messa in atto. Per questo abbiamo chiesto che nel 2022 la produzione di marron glacé rimanga a Marradi: occorre dare il tempo alle parti di discutere in maniera approfondita il futuro dell’Ortofrutticola». La prossima riunione del tavolo di crisi sarà il 28 gennaio, mentre domenica 30 gennaio alle 14.30 è atteso al presidio lo scrittore Carlo Lucarelli per presentare il suo ultimo libro Leon.
Samuele Marchi
Il punto di Walter Scarpi
Sto leggendo il comunicato stampa di Italcanditi. Il marron glacé non è sugar-free, scrivono. Prego? La colpa del marron glacé, un frutto candito, e cioè ricoperto di zucchero che poi per osmosi diventa un tutt’uno con la sua polpa, sarebbe quella di avere lo zucchero. Stanno forse pensando di fare un candito senza zucchero? No, a Bergamo vogliono fare, e stanno già facendo, i canditi con lo zucchero. Perché questa è la caratteristica del prodotto. Quindi, la prima cosa che pensa di fare l’ufficio stampa di Italcanditi è screditare il prodotto che anche loro fanno. Con un paio di anglo-tecnicismi che pretenderebbero di essere convincenti comunicano al mondo che il mercato del marron glacé è flat, cioè non sta crescendo.
Il messaggio implicito che lanciano è: abbiamo comprato nel 2020 l’azienda toscana leader mondiale nella produzione di qualità del marron glacé, che però è un prodotto che non tira granché e ha la colpa di non essere privo di zucchero. E quindi, la produzione di questo frutto zuccheroso commercialmente poco interessante ce la portiamo via. Il marrone di Marradi, scrivono, è solo una frazione minima del totale della produzione dell’Ortofrutticola. Allora non ci siamo capiti. Il valore di questa fabbrica sono le operaie, sono le maestranze che ci lavorano. Ad avere valore sul mercato del marrone candito non è tanto il marrone cresciuto sugli alberi di Marradi ma il marrone lavorato a Marradi, dalle mani di queste donne. Questa è l’unica fabbrica al mondo che lavora solo castagne italiane e marroni, specializzata nella nicchia d’alta qualità dei marron glacé.
Nessuna azienda al mondo può schierare un’ottantina di maestranze qualificate in questa produzione altamente specialistica. Per questo dall’Ortofrutticola, attiva e sempre in attivo dal 1984, escono i migliori marron glacé del mondo. Per questo un’azienda molto più grossa l’ha comprata: perché è un affare, non perché fosse in perdita. Sono altre le aziende con i bilanci in perdita. Apprendiamo che la strategia aziendale sul prodotto finito è quella di ridurre il prezzo il più possibile. Lo dicono loro, ma da tempo le principali catene dei supermercati stanno puntando sulla qualità offrendo ai loro clienti la possibilità di acquistare prodotti con fasce di prezzo differenziate. Nei supermercati trovi il Brunello e il Tavernello: entrambi ottimi vini nella loro corretta, e ben diversa, fascia di prezzo.