La fabbrica dei marroni non chiude. A dirlo è la proprietà stessa, Italcanditi di Bergamo, per la prima volta presente al tavolo di crisi del 13 gennaio, a cui hanno partecipato sindacati, enti e istituzioni. Fin qui le buone notizie, ma la battaglia a difesa della fabbrica è vinta? Ancora no. La proprietà ha fatto sapere che si sta comunque procedendo a una riorganizzazione dello stabilimento: la fabbrica non chiuderà ma, secondo i piani di Italcanditi, non verrà più destinata alla produzione dei marron glacé – il prodotto fiore all’occhiello di Sant’Adriano dal 1989 -, ma ad altri tipi di lavorazione delle castagne più poveri, meno specifici (e quindi contrattualmente più deboli). Riorganizzazioni che porteranno a una riduzione della forza lavoro che potrebbe arrivare al 20%. Per questo i lavoratori hanno deciso di andare in sciopero a oltranza.

Il sindaco Triberti dopo il tavolo di crisi: “Un primo passo che però non è sufficiente, siamo preoccupati”

Si esce dal confronto consapevoli che quello che è stato fatto a partire dal 31 dicembre scorso – giorno di inizio del presidio – ha portato a un primo passo che però non è ancora sufficiente. Il sindaco Tommaso Triberti e la vicesindaco Vittoria Mercatali fanno sapere di essere ancora preoccupati per il futuro, dato che da parte di Italcanditi non c’è stata la presentazione di un business plan dettagliato. L’eco del presidio ha smosso una proprietà che in questo anno e mezzo è stata totalmente assente sul territorio, «e non era per nulla scontato la loro presenza al tavolo», commenta Triberti. Il 13 gennaio c’erano i vertici: l’amministratore delegato di Italcanditi, Maurizio Goffi, e il presidente dell’Ortofrutticola Carlo Parmoli. Non è però ancora ben chiaro quali siano i piani dell’azienda. A fronte di un fatturato anche quest’anno in attivo, costerebbe troppo produrre il marron glacé a Marradi, e si vuole tagliare i costi. Prove di chiusura solo rimandate?

“Non ci può essere Marradi senza marron buono”

Anche i sindacati non si dicono soddisfatti. Fabio Franchi, segretario generale Cisl Firenze-Prato, esprime preoccupazioni. «Se non viene mantenuto il livello occupazionale – spiega – siamo perplessi rispetto alla novità di un accordo commerciale con il vecchio proprietario che è stata presentata». Sono previsti ulteriori tavoli di lavoro per tutelare tanto un prodotto di qualità come i marron glacé di Marradi, quanto la totalità degli stagionali che lavorano nello stabilimento e sono oltre 70 persone. All’incertezza sul futuro, la comunità risponde compatta. Usando un’espressione del marradese Walter Scarpi: «il paese rivendica il suo diritto di esistere». Perché non ci può essere Marradi senza marron buono.

Consiglio regionale Toscana unanime nella difesa dello stabilimento

Ulteriore sostegno al presidio arriva dal consiglio regionale della Regione Toscana. “Il Consiglio regionale della Toscana, all’unanimità, si schiera per difendere lo stabilimento produttivo di Marradi. L’atto unitario accoglie i punti della nostra mozione, a cominciare dalla richiesta di mantenere la piena funzionalità dell’impianto con la produzione di Marrons Glacès in un’ottica di valorizzazione di un territorio e del suo prodotto di qualità; preservare l’occupazione con il mantenimento del monte ore degli ultimi tre anni per il personale stagionale; garantire lo scivolo ai dipendenti prossimi alla pensione”. Ad affermarlo è il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella, a seguito della discussione in aula della vertenza sullo stabilimento produttivo di Marradi.

Continua il presidio, operaie in sciopero

Il presidio continua e cresce: nei giorni scorsi è stato installato un ulteriore tendone e un nuovo calendario di eventi ha animato le giornate sfidando freddo e neve. Da più di 15 giorni i lavoratori si danno i turni per dormire in quella tenda che è diventata casa. Dal 10 gennaio – giorno previsto per la riapertura – le dipendenti sono in sciopero. «Stiamo qui, non permetteremo loro di riprendersi i macchinari e chiudere la fabbrica» ci dice una sera Libera, attorno al fuoco, da oltre 30 anni al lavoro all’Ortofrutticola, mentre si scalda al fuoco. La richiesta non ha compromessi: se non sarà raggiunto un accordo soddisfacente (ovvero: i marron glacé si fanno qui) le maestranze stagionali senza stipendio saliranno a 80.

Samuele Marchi