La scuola è ripartita, ma a singhiozzo. Tra nuovi casi di positività, didattica mista e sostituzioni di docenti all’ultimo, anche gli istituti del nostro territorio sono in affanno in questo gennaio di chiusura del quadrimestre. «Stiamo vedendo tutto il mondo scuola molto affaticato in queste settimane – commenta l’assessore all’Istruzione, Martina Laghi -. In particolare i dirigenti stanno affrontando un quadro molto complesso e in continua evoluzione. Con loro da parte dell’Amministrazione c’è un contatto quasi quotidiano per monitorare le varie situazioni». Al liceo Torricelli-Ballardini, all’inizio della settimana del 17 gennaio, erano 44 classi su 82 a registrare almeno un positivo. Di queste, 26 sono in auto-sorveglianza per un caso di positività (per auto-sorveglianza si intende la sorveglianza dei sintomi per cinque giorni con tampone solo in caso di comparsa degli stessi e utilizzo della mascherina ffp2 per dieci giorni), 12 classi arrivavano a tre casi. Estendendo il dato a tutti gli istituti superiori, si può stimare che il Covid abbia colpito in metà delle classi faentine.

Non più solo verifiche in matematica o storia, ma anche verifiche di tamponi o di scadenza del Green pass. Districarsi nella normativa non è semplice, e la scuola in questa fase di ripresa si trova a dover gestire compiti che esulano dalla didattica, con le segreterie che lavorano a pieno regime per fare da mediatrici con le famiglie. «La stessa Ausl ora è in grande difficoltà nella comunicazione alle famiglie dei singoli casi e della situazione delle classi – dice l’assessore – e questo ruolo viene ora assunto in toto dalla scuola, che però si trova a dover gestire anche l’attività ordinaria. In tutto questo, la didattica mista, con una parte degli studenti in aula e una parte in remoto, non si sta dimostrando funzionale. Il principio del Governo di continuare con la didattica in presenza è più che condivisibile, ma si sta scontrando con la realtà delle norme che mette a dura prova alunni, docenti e famiglie».

I disagi di una famiglia faentina: “Difficile programmare con queste norme”

Meno controlli e più disagi per le famiglie: è questa la sintesi che fa una mamma faentina della situazione che stanno vivendo tanti genitori del territorio. Rispetto a novembre, quando si affrontava una situazione comunque critica nel mondo della scuola, oggi le difficoltà sono superiori ed emerge la difficoltà a tutti i livelli – dall’Ausl agli istituti scolastici passando per le farmacie – nel gestire la virante Omicron. La mamma di una bambina delle elementari esemplifica la situazione di tante famiglie: il dover gestire situazioni in continua evoluzione in poco tempo, come il passaggio alla Dad o la prenotazione dei tamponi, dovendo comunque lavorare.

«L’annuncio che nella classe era presente un bambino positivo è stato dato informalmente alle famiglie la domenica pomeriggio – racconta Francesca – orario che dimostra come le segreterie delle scuole si stiano impegnando al massimo nell’essere efficienti, ma di fatto devono gestire carichi di lavori molto forti, come anche l’Ausl o le farmacie». In caso di un positivo, le direttive sono di andare a scuola con mascherine Ffp2, tenere sempre le finestre aperte («di gennaio non è proprio il massimo» commenta la mamma) e di mantenere due metri di distanza in mensa. La classe rientra così in aula lunedì e segue queste disposizioni, ma alle 7 di sera dello stesso giorno la scuola fa uscire una circolare in cui avvisa le famiglie di un secondo positivo. «E in questo caso cambia tutto – dice la mamma – perché alle elementari scattano i dieci giorni previsti di Dad, a decorrere dall’ultimo contatto. Nel nostro caso, per fortuna, il secondo positivo lunedì era assente e i dieci giorni sono partiti dal venerdì precedente». I bambini devono anche stare in quarantena per dieci giorni dall’ultimo contatto, non possono uscire di casa ed è previsto tampone di controllo solo “in uscita”, il decimo giorno (o prima se compaiono sintomi). «Non potendo verificare fino allora se nostra figlia è effettivamente positiva o meno, dato che sta bene, noi genitori non possiamo coinvolgere nonni o altre persone per stare coi bambini in nostra assenza». In tutto questo l’Ausl, che dovrebbe inviare il provvedimento per il tampone gratuito per l’uscita dalla quarantena, tace. «Maestre e pediatre stanno facendo il massimo per starci vicine – conclude – ma il sistema è troppo sotto pressione».

Samuele Marchi