Mercoledì 5 gennaio, all’ora dei primi vespri nella solennità dell’Epifania dove la liturgia si esprime con le parole del profeta Isaia: Alzati rivestiti di luce perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te (Is. 60,1), Antonio Bagnoli conosciuto come Tonino, è tornato alla luce eterna della casa del Padre. Sono stati 88 anni di vita, molti dei quali passati a servizio del prossimo, cominciando dalla sua bella e numerosa famiglia di otto figli, costruita sulla roccia del matrimonio con Ines, allargando il cerchio a tante altre famiglie, ammalati e persone anche molto distanti da lui per credo politico e religioso.

Un esempio di cristianesimo vissuto integralmente

La fede in «Cristo, unico Salvatore, è diventata ‘carne’ esperienza viva per babbo – racconta il figlio don Paolo, parroco della Cattedrale, nell’omelia delle esequie – attraverso l’educazione alla fede prima nella semplicità del contesto famigliare, poi negli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza all’oratorio dei Salesiani, successivamente nell’incontro con un grande sacerdote faentino don Gino Montanari, a cui è seguita l’esperienza caritativa nell’Unitalsi e infine ha avuto la sua maturazione nell’adesione al Movimento dei Focolari. Questi ambiti l’hanno portato ad approfondire il suo amore per l’Eucaristia, la Chiesa e il Papa».

È proprio alla fine degli anni ‘80 che Tonino e Ines incontrano nei Focolari un esempio di cristianesimo vissuto integralmente, che fa vedere Gesù nel fratello, e che cambia la loro esistenza. Lo scrive lui stesso in una lettera: L’ideale di Chiara Lubich mi ha aiutato ad avvicinarmi a persone con un pensiero opposto al mio, alle quali in passato non mi sarei avvicinato. Ogni volta che ho cercato di mettere Gesù al primo posto e non il mio “io”, ascoltando con amore ogni persona anche se lontano dai miei ragionamenti, ho compreso che resta solo l’Amore dato.

L’impegno per i paesi della ex Jugoslavia

Per Ines e Tonino si apre così una nuova tappa della vita in cui l’amore di Dio, una volta sperimentato, vuole essere testimoniato agli altri; e subito diventa contagioso. Nel 1991 insieme all’amico Renato Cavina, coinvolto nella ricerca di aiuti per la ex-Jugoslavia e scoraggiato per l’inadeguatezza dei mezzi rispetto alle necessità, Tonino inizia un’attività che lo porta in tutti questi paesi a dare sollievo a quelle povere popolazioni, senza distinzioni di razza o religione, a testimoniare a tutti che l’amore vince il mondo.

Vengono organizzati viaggi per l’invio di generi di prima necessità, apparecchiature mediche e aiuti in denaro; vengono inoltre adottati a distanza bambini e sostenute temporaneamente famiglie bisognose di ogni etnia. I frutti di tutto ciò sono innumerevoli: dallo sfamare gli affamati al dar sollievo agli ammalati, al dare speranza agli afflitti… Leggere i resoconti di quei viaggi è come leggere pagine di Vangelo. Una cosa veramente importante è che Tonino sia riuscito a coinvolgere in tutto questo anche la sua città, dall’Ascom ai Rioni, alle associazioni di volontariato: un esempio è l’allestimento e il sostegno continuo alla Scuola materna “Raggio di sole” di Krizevci in Croazia e la realizzazione della scuola per manager organizzata presso l’Ascom di Faenza, rivolta a giovani croati: si è trattato di un’iniziativa importante e innovativa, che ha permesso ai partecipanti di realizzarsi come imprenditori nella loro terra.

La ristrutturazione della Cattedrale di Kisinau e l’onorificenza Faentino sotto la torre

Negli anni 2000 Tonino si è impegnato per la realizzazione della ristrutturazione della Cattedrale di Kisinau, capitale della Moldavia; inoltre, è diventato punto di riferimento nella raccolta di farmaci – tramite varie associazioni – da inviare in Serbia. Tutto questo, oltre ai tanti episodi sconosciuti dovuti alla sua disponibilità, perché chi è nel bisogno gli si è sempre rivolto con fiducia e chi vuol dare un aiuto lo affidava a lui, lo hanno portato a ricevere nel 2007 l’onorificenza di Faentino sotto la torre.

Così si legge nella motivazione: La misura di quanto Tonino sia una referenza, direi una bandiera, per la nostra città, alcuni faentini l’hanno avuta durante un viaggio in Croazia per portare viveri: in diversi avevano chiesto loro da dove venivano.

A questi, dopo aver risposto: “Da Faenza”, veniva ribattuto: “Faenza! La città di Tonino!”.

Maria Chiara Campodoni

Il saluto dal Movimento dei Focolari diocesano

Carissimo Tonino, vorremmo con queste parole salutarti ma soprattutto ringraziarti per la tua vita che è stata luce per tutti noi, come dice il Vangelo di Matteo “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Ci hai testimoniato un amore grande per la tua famiglia e per tutte le famiglie che incontravi. Ci colpiva molto la tua umiltà: ogni volta che il discorso cadeva sulla tua, bella e numerosa, era l’occasione di mettere sempre in luce tua moglie Ines e scomparire dietro di lei. Anche adesso sappiamo di farti felice se diciamo che l’incontro con Ines ha sostenuto la tua vita spirituale e sociale. Hai vissuto con lei un’unità rara che ci ha colpito profondamente.

Eri sempre pronto a dire il tuo sì alla volontà di Dio: «Facciamo ciò che il Signore vuole» ci dicevi, e avevi la fede di chi non dubita mai dell’amore del Padre, insieme ad una grande fiducia nella Provvidenza alla quale ti sei sempre affidato. «Una fede non semplicemente professata – ha sottolineato qualcuno -, ma testimoniata incessantemente e instancabilmente con una semplicità tale da raggiungere e disarmare anche i cuori più resistenti». Abbiamo ammirato il tuo amore verso tutti, anche se di convinzioni religiose o politiche diverse dalle tue; avevi a cuore i problemi sociali e ti sei impegnato a favore di chi era nel bisogno sia nella tua città sia nei paesi della ex-Jugoslavia e in Moldavia, coinvolgendo tante persone che, grazie a te, si sono messe a disposizione e ti hanno aiutato nel portare avanti i tuoi progetti. Ma per te comunque non esistevano solo i grandi problemi sociali, ogni singola persona era importante. Un altro racconta: «Non più tardi di un mese fa, mi ha chiamato per condividere la situazione di un conoscente comune, che gli metteva tanta angoscia. Io, sentendomi impotente, avrei archiviato tutto con un “ci preghiamo sopra insieme”, ma ho sentito chiaramente che per Tonino questo non bastava. Mi ha chiesto di contattare un’altra persona per trovare l’aggancio giusto, e solo dopo aver fatto qualcosa di concreto mi proponeva di pregare, con la fede vera in Colui che tutto può».

La preghiera, per te, era un appuntamento molto importante in ogni giornata. Ricordiamo che ci dicevi di avere scritto in un foglio tutte le persone per le quali ogni giorno, dopo l’Eucarestia, volevi pregare, proprio per non dimenticarne nessuna. Ci ha sempre colpito la tua generosità con la quale ti spendevi con uno slancio simile a quello di un bambino che non misura. La tua casa era aperta a tutti e nessuno ha mai bussato alla tua porta senza aver ricevuto un dono materiale o spirituale. Qualcun altro ricorda: «Nel 2005 mi ero appena trasferito a Faenza per lavoro ed ero lontano dalla mia famiglia, ma la casa di Tonino era sempre aperta! La sua accoglienza gioiosa, la risata sempre pronta, ma soprattutto l’amore con cui mi chiedeva della mia vita, come mi trovassi al lavoro, se mi servisse qualcosa… domande dalle quali scaturiva quasi sempre un consiglio paterno, un’offerta di aiuto o un contatto utile per risolvere un problema».

Chiara Lubich, dietro tua richiesta, ti aveva dato una parola del Vangelo da vivere in modo particolare: Io sono la luce del mondo, chi segue me avrà la luce della vita.
Possiamo dire che tu hai vissuto fino in fondo questa parola e hai cercato di donare la bellezza e la gioia del vivere il Vangelo a tutti quelli che incontravi. Aiutaci Tonino a vivere col tuo stesso slancio e continua a pregare per noi.