Più risorse in arrivo e un riconoscimento sempre maggiore come enti virtuosi. L’Unione della Romagna faentina si appresta a compiere, il prossimo primo gennaio, dieci anni di vita. Recentemente il Documento Strategico 2021-27 della Regione ha riconosciuto alle Unioni dei Comuni avanzate, come la Romagna faentina, uno status analogo ai capoluoghi di provincia. Approfondiamo questo tema con il presidente dell’Unione, e sindaco di Faenza, Massimo Isola.

Intervista al presidente dell’Unione dei Comuni, Massimo Isola

massimo isola small

Che benefici porterà quanto definito dal Documento Strategico regionale alla nostra Unione e ai cittadini?

Questa scelta della Regione è di fondamentale importanza. A livello politico-istituzionale è la prima volta che in Italia le Unioni dei Comuni avanzate vengono riconosciute come individualità amministrative, nel nostro caso di 90mila abitanti, al pari delle realtà metropolitane. Essere diventati interlocutori istituzionali in rappresentanza di un territorio ampio non ha un valore solo simbolico, ma produrrà benefici diretti, permettendoci di attingere a fondi e risorse da cui fino a oggi eravamo esclusi. Contributi economici che potremo investire in opere e servizi sul territorio per migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Come si è sviluppato il percorso in questi anni?

Su due binari. Da una parte la costruzione dell’Unione dal punto di vista organizzativo con il totale trasferimento all’Unione di tutte le funzioni e del personale dei singoli Comuni, una scelta coraggiosa e lungimirante che ha evitato quanto successo ad altre unioni di comuni rimaste a metà del guado e che ora faticano a trovare una propria dimensione e a proseguire il percorso. Dall’altra si è lavorato per creare momenti di partecipazione con i cittadini e le realtà associative per consolidare l’identità dell’Unione e progettarne assieme lo sviluppo futuro attraverso un progetto strategico in grado di fissare obiettivi realistici e attuabili. Il nuovo ruolo che la Regione ci affidato non è solo un riconoscimento che ci premia, ma soprattutto un punto di partenza e una responsabilità che dovremo continuare a dimostrare di meritarci.

La Regione Emilia-Romagna riconosce alle Unioni avanzate uno status analogo a quello delle province

Diverse risorse saranno messe in campo tramite bandi per l’attuazione delle Atuss (Agende trasformative urbane per lo sviluppo sostenibile). Quali sono gli obiettivi su cui vuole investire la Regione per i prossimi anni?

La Regione ha proposto un ventaglio molto articolato di azioni per la programmazione dei fondi europei e nazionali 2021-27 e dei fondi per gli obiettivi strategici del Patto per il Lavoro e per il Clima a cui concorrono gli accordi con gli enti locali. Si tratta di risorse in forte aumento, addirittura di oltre il 60% per quanto riguarda i fondi europei precedenti riferiti al 2014-20. Gli obiettivi spaziano dal tema della conoscenza, ricerca e scuola, alla transizione energetica, la mobilità sostenibile e le reti di trasporto. Senza dimenticare il lavoro e la protezione sociale di chi è in difficoltà e la rigenerazione urbana delle nostre città. Insieme ai fondi del Pnrr nazionale costituiscono tutti assieme un’occasione unica, a patto che i territori sappiano mettere in campo la capacità progettuale necessaria per candidarsi ai bandi e realizzare le opere in tempi stretti. Sarà questo a fare la differenza.

La Romagna faentina viene definita, in termini virtuosi, una “città diffusa”. Che valore ha questo termine?

Per la Romagna faentina indica una struttura del territorio che vede la nostra città baricentrica per dimensioni e funzionalità rispetto agli altri comuni, direttamente interconnessi a Faenza a livello di gestione integrata dei servizi, di logistica, di viabilità. Ragionare di città diffusa significa adottare una visione di coesione territoriale unica per orientare un modello di sviluppo capace di vincere le sfide della sostenibilità in una società in veloce evoluzione, per una crescita equilibrata.

Il 1° gennaio 2022 l’Unione della Romagna faentina compirà dieci anni. Che giudizio trae Massimo Isola del cammino fatto dall’Unione in questi dieci anni?

Il giudizio lo lascio a chi, anche a livello nazionale, considera l’esperienza dell’Unione della Romagna faentina un esempio virtuoso da proporre come modello.  Il merito va soprattutto agli amministratori e ai sindaci che si sono succeduti negli anni e che non hanno mai smesso di crederci nei momenti più complicati.

Tra le critiche che storicamente vengono mosse alla forma dell’Unione, diverse forze politiche in passato hanno sottolineato lo ‘svuotamento’ delle funzioni dei vari consigli comunali. Inoltre il suo essere un ente di secondo livello sarebbe incapace di fornire all’interno del consiglio di Unione una vera rappresentanza democratica. Perplessità legittime?

Stiamo affrontando il tema dei giusti equilibri tra i livelli decisionali, che è reale, attraverso l’affinamento costante del modello di “governance”, anche tramite un rapporto di confronto con il Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con altre esperienze analoghe alle nostre, come l’Unione delle Terre d’Argine che ha come capofila il Comune di Carpi. A livello istituzionale si tratta di un terreno praticamente inesplorato, senza modelli precostituiti. Per questo motivo, molto stimolante.

La storia dell’Unione della Romagna faentina: la nascita il 1° gennaio 2012

L’Unione della Romagna Faentina è un’unione di comuni costituita il 1º gennaio 2012 tra i comuni di Faenza, Castel Bolognese, Solarolo, Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme, tutti nel territorio della provincia di Ravenna di cui costituiscono la porzione sud-occidentale. L’Unione si è venuta a formare a seguito dell’adesione dei comuni di Faenza, Castel Bolognese e Solarolo alla preesistente Unione dei comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme, costituitasi nel 2009 a seguito della soppressione della Comunità Montana dell’Appennino Faentino. A partire dal 1° gennaio 2018 l’Unione gestisce tutte le funzioni e tutti i servizi dei sei Comuni aderenti.