«Che cos’è l’Immacolata?». Sorrido e guardo Francesco. Gli faccio cenno, è lui il teologo dei due.
Risponde: «È la festa in cui ricordiamo che Dio con Maria ha iniziato qualcosa di totalmente nuovo». Attraverso una finestrella aperta sulla pesante porta di ferro, chiamata in gergo blindo, oltre le sbarre, il ragazzo che ci ha fatto la domanda fa cenno di aver capito. Cos’altro poteva rispondere d’altronde al nostro «buona festa dell’Immacolata!» un giovane nordafricano di circa 17 anni?

È il pomeriggio di mercoledì 8 dicembre scorso, io e Francesco abbiamo iniziato da circa un mese a prestare servizio al Pratello, così è chiamato volgarmente l’Istituto penale minorile di Bologna. Don Domenico, prete diocesano e cappellano di questo carcere, ci ha proposto di andare a far visita ai ragazzi anche quel mercoledì. I giorni di festa in carcere, ci spiega il don, sono i peggiori perché sono uguali a tutti gli altri. La sveglia è ritardata di alcune decine di minuti ma per il resto la giornata è scandita dagli stessi identici orari, senza però tutte le attività che almeno parzialmente riempiono le giornate di questi ragazzi.

“Niente ora d’aria, c’è stata una rissa a pranzo…”

La polizia ci racconta che negli ultimi mesi il numero dei giovani detenuti è quasi duplicato, come previsto da un progetto di espansione, e il clima è più teso. Appena arrivati capiamo che c’è stata una rissa a pranzo e tutti i ragazzi del primo piano, quelli che attualmente sono minorenni, non faranno l’ora d’aria. Restano chiusi nelle loro celle, il blindo serrato e solo la finestrella aperta. Per guardarsi in faccia bisogna stare chini, sia chi è fuori dalla cella, sia chi è dentro.

Dio ha il potere di iniziare qualcosa di totalmente nuovo

Don Domenico ha portato con sé alcuni disegni che i bambini di terza elementare della sua parrocchia hanno preparato per i carcerati. Ne passo uno al nostro interlocutore: lo prende, lo guarda, lo legge. Nel frattempo gli spieghiamo chi l’ha fatto e perché. È contento ed esclama stupito e ironico: «allora qualcuno pensa a noi là fuori!». Ci mettiamo tutti e quattro a ridere, scambiamo ancora due chiacchiere e ci salutiamo con una forte stretta di mano. Mentre ci spostiamo alla prossima cella mi rimbalzano nella testa queste parole: «Dio ha il potere di iniziare qualcosa di totalmente nuovo». Con me, con ognuno di loro, con i poliziotti non molto più grandi dei ragazzi carcerati, con chi là fuori sta festeggiando, con ogni cristiano dal suo battesimo: «Nel suo amore Dio gli darà una vita nuova e rinascerà dall’acqua e dallo Spirito Santo» (dal Rito del Battesimo).

Filippo Ranzi