Passo dopo passo, fratelli tutti. Si è svolta domenica scorsa la tradizionale Camminata del dialogo interreligioso, che ha visto fedeli di varie confessioni uniti in un cammino che ha portato fino in piazza del Popolo. Con Giorgio Gatta, di Pax Christi, ne ripercorriamo alcune tappe.

Intervista a Giorgio Gatta (Pax Christi)

Giorgio, cosa lascia questa Camminata del dialogo?

È stato davvero bello tornare a percorrere le vie della città e rincontrarci come vecchi amici. Il gesto di camminare insieme infonde energia positiva e ci unisce pur nelle differenze confessionali. Sono stati toccati diversi luoghi significativi: da quelli di culto ad altri di memoria storica, come la via dedicata all’evangelico Fanino Fanini o alla pietra di inciampo per Amalia Fleischer. Esserci è importante. Senza l’incontro con la diversità, ci chiudiamo in noi stessi.

Quella di domenica è stata l’ultima tappa di un percorso che però è partito molti anni fa…

Da quando sono state istituite le Giornate del dialogo, dopo i tragici fatti dell’11 settembre, abbiamo cercato di conoscerci tra le comunità, coinvolgendo tutta la cittadinanza. Il clima all’epoca era tutt’altro che favorevole, in particolare verso le persone di confessione islamica. Su molti media l’islamico veniva tratteggiato come un “nemico” e, ancora oggi, tra alti e bassi, si devono fare passi in avanti.

Certo, gettare le basi del dialogo non è stato facile, perché molte persone di fede islamica a Faenza sono immigrati che faticavano di per sé a inserirsi nel contesto sociale. Inoltre la comunità islamica faentina è una realtà meno strutturata rispetto, per esempio, quella di Ravenna. Il tavolo è stato utile proprio per questo: conoscersi e condividere le nostre peculiarità. E Faenza è stata una delle prime città ad attivarsi.

Su cosa si è puntato?

Si è cercato di sviluppare la conoscenza fra le persone tramite l’incontro e l’amicizia. Senza questi aspetti, tutto quello che viene dopo diventa inutile. Dal di lì sono nati negli anni eventi aperti a tutta la cittadinanza su vari temi, come la famiglia o la figura femminile, avendo come punto di riferimento i testi religiosi di ciascuna realtà confessionale. Molto importante per lo sviluppo del dialogo è stato l’incontro con l’associazione Life di Ravenna, una comunità di donne islamiche che fa tutt’ora attività sociale legata al femminismo.

Come continuare il cammino?

Penso che il dialogo interreligioso a Faenza debba puntare a fare un salto di qualità: i tempi sono maturi. Servono forse un po’ meno su eventi istituzionalizzati e cercare invece di fare qualcosa assieme, promuovendo azioni concrete. Non solo dialogare, ma anche lavorare assieme.

Il tavolo interreligioso della Romagna faentina

Insieme a don Mirko Santandrea, incaricato diocesano all’Ecumenismo, ne fanno parte esponenti della Caritas, Centro documentazione don Tonino Bello, Pax Christi, ass. Romagna-Camaldoli, Ordine Francescano Secolare, Focolarini, Consulta del volontariato, Centro di cultura islamica, Chiesa evangelica, Comunità cristiana evangelica apostolica, Chiesa ortodossa rumena e Yeshiva Chofetz Chaim. Dà la possibilità agli studenti, sempre in collaborazione con l’Unione della Romagna faentina, di visitare i luoghi di culto delle comunità con lezioni sul posto e negli anni scorsi anche il Museo interreligioso di Bertinoro.