La 34^ edizione della festa d’Autunno a Russi ha riportato in piazza i segni della lunga amicizia tra la nostra città e la comunità Sasso Montegianni sorta per iniziativa di don Nilo Nannini nel 1980. E se domenica in piazza alcune associazioni locali di volontariato hanno fatto da contorno allo stand con gli ottimi “bruciati” di Marradi, e al banco di carne, formaggi, pane, miele e dolci, sabato mattina, invece, si è svolto un incontro rivolto a educatori e genitori. Una rispolverata sulla storia della comunità, i suoi principi ispiratori e operativi. Supportati dalle testimonianze di alcuni collaboratori di don Nilo, e alcuni giovani ospiti della comunità.

La comunità di Sasso si è raccontata alla Festa d’Autunno di Russi

Ai saluti del sindaco Valentina Palli, Marina – responsabile di una casa che accoglie mamme – ha fatto seguire i saluti del 91enne don Nilo. E ricordato la lunga amicizia fra Russi e Sasso, che per tanti anni si è retta anche grazie al gruppo Arcobaleno. “Amicizia sorta sui rapporti umani” grazie alla disponibilità di Sasso, da subito aperta alle marginalità. Ma non una comunità terapeutica, bensì una comunità di vita. Espressione della comunità ecclesiale, a partire dalla Diocesi che mise a disposizione i terreni. “E la comunità di Sasso ha fatto, dei propri principi di vita, i suoi principi terapeutici”. In tempi in cui per un tema dirompente come quello della tossicodipendenza, a Faenza c’erano un medico e un’infermiera, ma non a tempo pieno.

A Sasso si cammina insieme, sperimentando impegni e relazioni. E nel tempo sono sorte nuove strutture a servizio di questo cammino. Dal centro Crisi di Tebano, a Villa Gamberini di Bagnacavallo per il reinserimento in società, agli appartamenti supportati (alcuni dei quali anche a Marradi), alla comunità mamme. Quest’ultimo caso ha dato modo di sottolineare l’importanza della maternità come occasione di spinta verso un recupero della persona.

All’interno della comunità si vince la sfida alla tossicodipendenza

La vita quotidiana di Sasso è un continuo pensare, leggere, discutere e crescere. Lo hanno testimoniato alcuni ragazzi che, dopo una fase di dipendenza da sostanze, hanno accettato la sfida di Sasso. E … “in venti minuti di confronto con don Nilo, – hanno spiegato – ci siamo sentiti dare risposte mai avute prima!”. Non delle imposizioni, ma dei consigli sul bene di ciascuno. Gli operatori che supportano don Nilo (psicologi, psichiatri, assistenti sociali, confermano che “occorre rendersi conto che bisogna tornare a vivere e stare insieme”. E mettono in guardia sui cattivi messaggi della nostra società: dall’idea che possano esistere “droghe leggere”, o che l’alcol non lo si debba gustare con moderazione e che le relazioni possano essere sempre più virtuali. Messaggi di una società malata, che deve riscoprire il gusto del fare Comunità.

Giulio Donati