Creare relazioni, affetto e vicinanza tramite il dono di un pezzo di pane che aveva dentro di sé qualcosa di, a suo modo, magico. È stata questa l’esperienza vissuta da un ragazzo africano entrato un giorno alla mensa del Centro di Ascolto.

Per la prima volta nella sua vita, in quella che sembrava essere una giornata come tante altre, la sua bocca ha incontrato un sapore nuovo: quello del pane con le olive, mai sentito prima. Da qui parte la sua ricerca per ringraziare il donatore, e il suo cammino da via d’Azzo Ubaldini lo porta in corso Mazzini, dove ha sede il negozio Il Fornaio. Qui Rita Bacchilega e gli altri dipendenti e soci hanno deciso di donare alla Caritas ogni mercoledì i prodotti rimasti invenduti.

Pane, pizzette e paste vengono ritirati da giovani volontari e portati alla mensa, ed è tramite questo percorso di solidarietà che quel pane con le olive, rimasto invenduto e indifferente a tanti clienti, è arrivato sulla tavola di quel ragazzo africano. «Ricordo ancora con piacere questo episodio – racconta Rita –. Il ragazzo ci ha ringraziato tanto… Oltre alla Caritas, doniamo i nostri prodotti anche alla mensa dei poveri della parrocchia del Paradiso e, ogni tanto, a quella di San Giuseppe. Ci sembra giusto farlo, per aiutare chi ha bisogno».

Le cene di solidarietà, nate da “quella volta in stazione…”

C’è chi dona il pane rimasto invenduto e chi invece organizza cene con amici per raccogliere fondi con i quali il giorno dopo fare la spesa per chi ha bisogno. Sono molti i segni di speranza che, in silenzio e senza grandi proclami, testimoniano una comunità animata dalla carità.

Piccoli ma significativi gesti come quello di Roberta Peroni, della parrocchia dei Cappuccini. I fondi che raccoglie tramite le cene di solidarietà che organizza vengono utilizzati per fare la spesa per la Caritas. «Le operatrici mi fanno avere un elenco di quello di cui c’è bisogno in quel momento – spiega la donatrice – e così io cerco di recuperare i prodotti che mi indicano al supermercato».

In vari giri con l’auto, Roberta riesce a portare al Centro di Ascolto fino a 150 kg di pasta e altri prodotti, come tonno in scatola o caffè. «È un servizio che mi gratifica molto – dice Roberta – e questo vale anche per i partecipanti delle cene: penso sia più bello far girare beni materiali che non semplicemente il denaro. Inoltre mi permette di avere un contatto costante con gli operatori e costruire relazioni con loro».

Stare con gli occhi attenti sulla povertà: anche l’esperienza di Roberta nasce da uno sguardo attento. «Tutto è partito una sera. Stavo aspettando in stazione a Faenza e ho visto un gruppo di ragazzi della parrocchia del Paradiso che distribuivano coperte alle persone che ne avevano bisogno per l’inverno. In fila, a ricevere questi doni, ho visto una che conoscevo, e questo mi ha fatto riflettere».

Da lì Roberta ha iniziato un’attività di volontariato in questo ambito. «Quest’estate la cosa si è incentivata e il messaggio che vorrei trasmettere è che c’è sempre bisogno di donare, e ognuno può fare la sua parte».

Samuele Marchi