Fratelli tutti, nel segno dell’amicizia fra i popoli. Il 14 ottobre scorso monsignor Abuna Fikre, vescovo eritreo, ha incontrato a Faenza il vescovo Mario. In Eritrea le libertà religiose sono messe a dura prova dal regime militare, e anche la Diocesi vuole dare il proprio supporto concreto a queste Chiese sia direttamente sia tramite realtà come l’associazione Amici mondo indiviso (Ami), promotrice di questa visita. Il racconto del vescovo di Seganaiti ha lasciato l’amaro in bocca per la situazione che si sta vivendo in questo Paese dimenticato dal resto del mondo. Monsignor Fikre è il vescovo della diocesi dove da anni l’Ami opera. A Digsa l’Ami ha costruito un ospedale inaugurato nel 1994. I medici dell’Ami hanno lavorato fino al 2009, quando sono stati espulsi dalla dittatura e il lavoro è stato portato avanti da suore locali con il sostegno economico dell’associazione.

La visita di monsignor Fikre, l’incontro col vescovo Toso promosso dall’Ami

A giugno del 2019 il governo ha sequestrato l’ospedale mandando via le suore e i malati. Dopo la confisca, l’Ami continua a collaborare con la diocesi di monsignor Fikre dando un aiuto economico per aiutare i malati di Aids che prima frequentavano l’ospedale, e continuando i sostegni a distanza di circa 360 bambini.

«Durante quest’anno e mezzo, con la scusa della pandemia – spiega Fikre – il dittatore ha blindato l’Eritrea, sia verso l’estero, abolendo tutti i voli in partenza e in entrata, sia all’interno imponendo un lockdown totale. Non si può circolare, con gravi conseguenze per i malati che non possono raggiungere le strutture sanitarie».

«In queste ultime settimane – prosegue – sono state chiuse tutte le scuole cattoliche. I maestri sono stati licenziati e non sono stati riassunti dal governo, per cui molta gente si è trovata senza lavoro e senza la possibilità di mantenere i figli».

A preoccupare è la situazione dei giovani. «Tutti quelli che non avevano fatto il servizio militare sono stati arruolati con la forza. La chiesa sta aiutando queste persone, ma è in difficoltà. La partecipazione di giovani e adulti alla guerra contro il Tigrai, scoppiata nel novembre 2020, sta prostrando ancora di più il nostro paese, ormai in ginocchio da tempo».

Il vescovo eritreo ha chiesto aiuto per la sua diocesi per andare incontro ai bisogni degli eritrei che stanno soffrendo, e monsignor Toso invita a una sottoscrizione a favore di questo popolo.

Per chi volesse dare un aiuto, si può inviare bonifico ad Amici Mondo Indiviso Odv all’Iban: IT09 A 08542 23700 000000020456; con la causale “donazione Progetto Eritrea”, oppure tramite il sito amici-mondo-indiviso.org.