Possiamo aiutare la Terra dallo spazio. L’idea è dell’ingegnere Marco Peroni che, lavoro permettendo, non perde la passione innata per guardare in alto e progettare ben oltre il nostro pianeta. Basi lunari o marziane che siano. E ovviamente mezzi di trasporto per andare e tornare.

Questa volta, però, l’ingegnere del Borgo ha guardato in alto ancora una volta, ma la sua attenzione si è concentrata proprio sul nostro pianeta e sul problema surriscaldamento. E, per farvi fronte, egli propone una sorta di tapparella con la messa in orbita di un marchingegno in grado di regolare la luce che colpisce il nostro pianeta. Ma capace anche di produrre energia nello spazio e rispedirla sulla Terra in condizioni di sicurezza. Cosa che non porterebbe a produzione di Co2 e nemmeno all’installazione di centrali nucleari, con tutte le conseguenze di gestione e di rifiuti, o a impianti eolici che deturpano il paesaggio. «Natura, biodiversità e aria pulita, avrebbero la meglio sul pianeta Terra», ci dice.

Se da una parte il parlare e progettare di basi lunari o marziane va consolidandosi, dall’altra proprio l’idea di rimediare ad alcune problematiche terrestri sta spalancando la discussione progettuale anche su temi come le “colonie spaziali” o i “pianeti artificiali”. «Questioni di clima – dice l’ingegnere – di ambiente, e produzione delle necessarie risorse energetiche, daranno una spinta sempre più forte al concretizzarsi in tempi brevi a queste idee». E ricorda come un grande fisico dell’università di Princeton, Gerard O’Neill, già negli anni ‘70, progettò stazioni spaziali in quest’ottica.

La Nasa non esitò a tenerle in seria considerazione con pubblicazioni inerenti “colonie spaziali” che ebbero successo (anche in Italia). Peroni riprende ora quell’idea nel nostro Paese e progetta un ’pianeta artificiale’, in grado di ospitare anche migliaia di persone. Un pianeta in grado di regolare la luce del sole e, allo stesso tempo, capace di produrre una quantità di energia elettrica in grado di soddisfare questo nostro piccolo mondo.

I lettori de il Piccolo ricorderanno che qualche anno fa seguimmo Marco Peroni, nei suoi viaggi su invito negli Stati Uniti a illustrare i suoi progetti di basi sulla Luna. Ora partecipa a una gara, con il progetto Dark Shadow, cioè un’idea destinata a diventare un pianeta artificiale collocato nello spazio, lontano dalla Terra.

Idea che lui stesso spiega come «una grande installazione in orbita geostazionaria, collocata a 36mila chilometri dalla superficie terrestre, composta da un anello abitato e da un grande schermo ombreggiante, composto da elementi mobili che si aprono e si chiudono in modo da schermare in maniera variabile la luce solare, mitigare il riscaldamento terrestre e abbassarne la temperatura media».

Uno schermo composto da losanghe a punta di grandi dimensioni che andrebbero ben oltre la grandezza dello stesso globo terrestre «così da ombreggiarlo completamente, se necessario – precisa Peroni, che continua -. Gli elementi della schermatura, poi, sarebbero pannelli fotovoltaici che oltre all’effetto ombra sulla terra, avrebbero la possibilità di incamerare energia e rilanciarla sul nostro pianeta tramite microonde. Di questo si occuperebbe un emettitore messo in rotazione sincronizzata con la rotazione terrestre, per cui il raggio di energia possa giungere in un punto preciso di raccolta, collocato nel deserto o in pieno oceano, e di lì immesso in rete.

Una stima di almeno 50mila TeraWatt/h annui. L’emettitore sarà alimentato in orbita da un raggio laser che parte dal sistema di triangoli fotovoltaici».

Verde e costruzioni biocompatibili sarebbero la caratteristica di questo pianeta orbitante, che disporrebbe anche di spazioporti da cui partire per Marte e Luna che, secondo il nostro ingegnere, «nel frattempo saranno già stati colonizzati».

Giusto, come realizzare questo pianeta artificiale? Con quali carpentieri? Robot automatici intelligenti, saranno loro a realizzare questa idea: costruiranno tutto in totale autonomia costruttiva, ma sotto il vigile controllo umano. E gli uomini che abiteranno questo pianeta occuperanno una zona dello stesso che ruota di moto proprio in modo da produrre la sufficiente gravità artificiale in grado di garantire abitabilità e confort.

Giulio Donati