La presentazione ufficiale della pubblicazione a Faenza, sabato scorso alla presenza dell’autore e del Sindaco di Faenza,  Massimo Isola e Roberto Fabbri, figlio primogenito di Edmondo Fabbri..

Condannato a un ergastolo calcistico per colpa di un gol.  Partito dal nulla, arrivato con merito alla guida della nazionale italiana di calcio, ma caduto ad un passo dalla consacrazione definitiva. È uscito da qualche settimana, “Oltre la Corea. Vita e calcio di Edmondo Fabbri”, ultimo libro scritto da Tiziano Zaccaria (stampato dalla Tipografia Valgimigli di Faenza, 128 pagine, 15 euro,  si trova anche su Amazon, n.d.r.) che ripercorre la toccante storia del grande tecnico romagnolo, del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. Partito dalla sua Castel Bolognese, “Mondino” aveva avuto anche un’ottima carriera da calciatore, trascorsa per una decina d’anni in serie A fra Atalanta, Inter e Sampdoria. Poi la scelta di allenare. Gli diede fiducia il Mantova, che navigava nell’anonimato delle serie minori. Nacque una bella favola: la squadra lombarda realizzò una clamorosa scalata, salendo in soli cinque anni dalla serie D alla A. Fabbri si rivelò un tecnico preparato, intelligente, arguto e moderno. In un periodo in cui nel campionato italiano imperava il “catenaccio”, il suo Mantova ruppe gli schemi: proponeva un gioco offensivo di qualità, vinceva e si divertiva.

Divenne l’uomo nuovo del calcio italiano e, a soli quarant’anni, nel 1962, fu chiamato a guidare la Nazionale, invocato da molti come il salvatore della patria dopo le tante delusioni degli anni precedenti. I risultati non mancarono: dal novembre 1962 al giugno 1966, su 25 partite giocate, ottenne 17 vittorie, 5 pareggi e solo 3 sconfitte. Appoggiandosi in particolare sulla tecnica e la genialità di Mazzola, Rivera e Bulgarelli, la sua nazionale arrivò ai mondiali inglesi spinta da un giustificato entusiasmo. Ma nella serata del 19 luglio 1966, a Middlesbrough, arrivò quella famosa sconfitta contro la Corea del Nord (0-1, gol di Pak Doo-Ik) che la escluse dalla competizione iridata. Tutto crollò addosso a Fabbri, che al rientro in Italia fu processato, umiliato, isolato, deriso, perfino minacciato di morte. “Un libro che va “Oltre la Corea”. “Fabbri ha lasciato un segno indelebile al Mantova, dove inventò il “piccolo Brasile”, e resta di lui un bel ricordo anche al Torino,”ci ha dichiarato Tiziano Zaccaria aggiungendo, “ma è il Bologna il club che più di tutti ha segnato la sua vita. Fin da bambino ha tifato per i rossoblù; il suo mito era Angelo Schiavio. Nell’estate 1939, a soli diciassette anni, Edmondo fu anche vicinissimo dall’essere acquistato dal Bologna, poi invece finì al Forlì e la sua carriera da calciatore prese altre strade, che lo portarono ugualmente in serie A, ma nell’Atalanta, nell’Inter e nella Sampdoria.

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Esattamente trent’anni dopo, nell’estate 1969, Mondino coronò quel suo vecchio desiderio: andò ad allenare i rossoblù. Vi restò per quasi tre stagioni, lottando anche per evitare la cessione di Giacomo Bulgarelli, che era stato il suo punto di riferimento in nazionale”. “Se ho potuto ricostruirne la storia, lo devo soprattutto ai suoi figli Roberto, Riccardo, Romano, che mi hanno aperto il cassetto dei ricordi e l’archivio di famiglia, capendo che la mia intenzione non era quella di riaprire una vecchia ferita, ma restituire a Edmondo quella dignità umana e professionale che gli era stata ingiustamente calpestata”. Nel libro trovano spazio tutti i “numeri” di Edmondo Fabbri e anche le dichiarazioni rilasciate, negli anni successivi,  da alcuni blasonati calciatori  presenti alla spedizione inglese, come Mazzola, Bulgarelli, Lodetti, Facchetti e anche quella  di grande un tecnico come Arrigo Sacchi.  Infine, sabato scorso 9 ottobre, al caffè della Molinella, è avvenuta la presentazione ufficiale della pubblicazione a Faenza, alla presenza dell’autore e del Sindaco di Faenza,  Massimo Isola e di Roberto figlio primogenito di Edmondo Fabbri..

Gabriele Garavini