Continua il ciclo di appuntamenti correlati alla mostra Dante. Visioni del contemporaneo, che animerà lo spazio espositivo fino al 30 ottobre. Le opere presenti offrono spunti di riflessione come l’evento proposto dal Settore Apostolato Biblico della diocesi. All’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Angelo, sabato 9 ottobre alle 18, Michela Dal Borgo introdurrà Francesca Masi, responsabile scientifica delle iniziative dantesche, del coordinamento del Centenario e della promozione culturale e scientifica del Comune di Ravenna. La conversazione si snoderà tra le presenze femminili della Commedia presenti nella Bibbia e sarà accompagnata da un esercizio filosofico a cura di Barbara Piani.
Intervista a Francesca Masi
“Ma quelle donne aiutino il mio verso”. Dottoressa Masi, da dove viene il titolo di questa conversazione?
La citazione è del XXXII Canto dell’Inferno e Dante esprime la difficoltà di continuare a narrare e chiede aiuto alle donne. Ora non mi interessa la lettura specifica del verso e dire per esempio chi siano queste donne, sono le muse certamente, ma quello che è illuminante è la postura emotiva, quel rivolgersi alle donne nei momenti più importanti che ci dice anche di una modalità nuova di esperire la conoscenza. Dalla catena delle tre donne benedette alla immensa Maria finale, da Francesca primo grande incontro della Commedia a Piccarda che rivela a Dante la natura del Paradiso, da Matelda sintesi originale di un femminile che percorrerà ogni letteratura occidentale a quell’ultima donna Santa Lucia, luce e guida, ecco sempre Dante invoca le donne nel suo viaggio. Sono dunque le donne della Commedia e non della vita di Dante l’argomento di una riflessione che come tutto ciò che riguarda la Commedia non può essere che uno sguardo, una suggestione che avrà bisogno di ben altre navicelle per essere percorsa.
In quale modo la Bibbia è connessa alle figure femminili?
La Bibbia è il più grande palinsesto della scrittura dantesca, la Bibbia intesa come mondo, non solo dunque i sacri testi, ma la predicazione, la tradizione omiletica, la letteratura teologica ed esegetica, l’iconografia. Insomma tutto quanto appartiene ad un mondo sacro che vive nella realtà di un uomo del Medioevo come Dante. Si pensi al cosiddetto “muro delle ebree” nel XXXII Canto del Paradiso dove le madri dell’antico Testamento appaiono secondo un ordine rivelatore e ricamano della loro presenza una storia di salvezza che è forse l’orizzonte più alto della scrittura dantesca. Il tentativo sarà quello di leggere nell’altissima filigrana teologica e scritturale una presenza umana e commossa di madri, di mogli, di donne perse e poi ritrovate.
Le donne di Dante è un appello a cui continua a rispondere…vi sono anche alcuni progetti teatrali…
Tutto è nato dalla lettura di alcuni studi scientifici sulla ricorrenza delle donne nella Commedia, in particolare di lavori portati a compimenti sulla scia della grande lezione di Singleton. Ho così iniziato a studiare le donne ombra che Dante vede o intravede o con cui addirittura dialoga, disposte secondo la determinazione della giustizia divina mentre attraversa cerchi, cornici e sfere. Mi sono così imbattuta in passaggi dove, come appunto nel canto di cui dicevo, siamo in presenza di veri e propri cataloghi.
La forma letteraria del catalogo, spesso per noi nuda elencazione, era per Dante e i suoi contemporanei una forma ricca di pulcritudine. Gli elenchi mettono le cose in ordine e senza ordine non c’è bellezza. Così ho incontrato donne che si parlavano tra loro e leggendo i loro discorsi o semplicemente analizzando la loro collocazione mi sono venuti alla mente possibili dialoghi, sequel si direbbe oggi. Allora ho provato ad un certo punto ad utilizzare le canzoni che ascoltiamo alla radio o che conosciamo per capire cosa le donne di queste canzoni dicono o cosa si dice di loro ed è nato un progetto con Neri Marcorè “Le divine donne di Dante” che ha messo in scena 15 canzoni affiancate dal mio testo per così dire di presentazione.
E’ stato uno spettacolo presentato in anteprima a Cervia, nel programma di Ravenna Festival, il 22 luglio e disponibile su It’s art. Prima ancora avevo lavorato, su invito di Cristina Mazzavillani Muti, sul Faust di Goethe e sulla iperbolica possibilità di costruire un prologo con materiali danteschi, infatti il personaggio di Margherita mette in campo tutta una serie di consonanze dantesche, così è nato “Quanto in femmina foco d’amor” progetto che andrà in scena nella Basilica di San Francesco nell’ambito della Trilogia d’autunno di Ravenna Festival con la regia di Luca Micheletti. Anche in questo percorso le donne dantesche parlano e pregano, intrecciano misteri e ricordi attingendo al serbatoio di versi dantesco e continuando in qualche modo il cammino oltremondano.
La cosa forse più importante di questi lavori che per la prima volta hanno spostato il mio impegno dal mero studio alla creatività è toccare con mano quella che la critica definisce “inesauribilità del testo dantesco”, vale a dire sentire come una volta immersi nel flusso potente della poesia di Dante vengano attivati percorsi che solo una parola profetica può attivare.