In occasione dell’inaugurazione della nuova sede Cisl a Faenza, venerdì 8 ottobre alle 16.30 in via Della Costituzione, incontriamo Fabrizio Liverani, responsabile di Faenza, e con lui diamo uno sguardo al mondo del lavoro.

“Il mondo del lavoro viaggia a due velocità tra settori in crisi e altri in crescita”

Liverani, come gira la situazione lavoro a Faenza?

Paradossalmente convivono settori che vanno forte, con ordini e ordinativi a pieno regime, e settori in crisi con segnali molto deboli per ripartire.

Per esempio?

Beh, l’industria metalmeccanica tira davvero forte, ma il paradosso è che manca manodopera. Non si trovano figure qualificate e mancano alcuni profili di alta specializzazione. Si apre un tema fondamentale per il futuro, non più procrastinabile, quello della formazione e riqualificazione del personale.

Qualche esempio?

Si va dagli elettricisti ai saldatori, fino ai progettisti e agli ingegneri. Manodopera qualificata, ma anche figure di alto profilo. Nel settore farmacie, ad esempio, mancano farmacisti.

Quali i settori in difficoltà?

Turismo, nello specifico la ristorazione commerciale. Così come alcune aziende o esercizi legati al commercio. A breve sono convinto che possano sorgere seri problemi di esubero di personale. Altra criticità paradossale è la crisi di aziende in realtà in perfetta salute, che hanno ordini e commesse, ma che sono al palo per mancanza di materie prime, come metalli e materiali elettronici (schede elettroniche). Conseguenza: cassa integrazione per lavoratori che invece dovrebbero lavorare a pieno regime per evadere ordini e commesse. Altra criticità che stiamo vivendo è l’aumento spropositato dei prezzi delle materie prime, ferro, acciaio, materiale elettrico, carburanti. Personalmente credo che sia giunto il momento di rivedere la filiera produttiva per le aziende: l’esperienza della delocalizzazione, soprattutto in Cina, ha portato a questi risultati. E a rincarare la dose, abbiamo due interrogativi molto seri da considerare.

Sarebbero?

Il primo è il Green pass e l’obbligo che scatta a metà mese. Registriamo una percentuale ancora rilevante di non vaccinati che inevitabilmente si riverseranno sui tamponi o ancora peggio saranno costretti alle sospensioni dal lavoro con conseguenti problemi economici per le famiglie e problemi per le aziende nelle produzioni. Il vaccino andava reso obbligatorio da subito, su questo la mancanza di assunzione di responsabilità è del Governo, responsabilità scaricata su aziende e lavoratori attraverso lo strumento del Green pass. A livello sanitario una considerazione va fatta in quanto si stanno allungando molto i tempi per raggiungere la percentuale prevista per la copertura della popolazione, mentre le troppe varianti che si stanno manifestando nel virus rischiano di mettere in discussione l’efficacia dei vaccini stessi, più di quanto non lo siano già ora. E i tamponi? Questi costano. Come sindacato noi sollecitiamo le aziende a coprire le spese, perché questi costi non possono ricadere sui lavoratori, ma non è semplice. Mi confortano i recenti annunci di Aifa, ma anche di Ema e Fda circa le cure efficaci per questa infezione.

Citava un secondo interrogativo serio?

Certo, perché non siamo lontani dallo sblocco definitivo dei licenziamenti. E se ci sono settori che lamentano carenze di manodopera, altri sono davvero in difficoltà. Quindi ci sono aziende che dovranno ristrutturare, ridimensionarsi. Licenziare. In questo periodo abbiamo già sottoscritto diversi accordi quadro, secondo quanto previsto dal decreto 104 che all’articolo 14 prevede la sottoscrizione tra azienda e organizzazioni sindacali di aprire una procedura di uscita con adesione volontaria da parte di lavoratori che nell’incertezza della ripresa, e di fronte a scarsi ammortizzatori, hanno preferito accedere alla Naspi per cercare una nuova collocazione.

Lo sblocco quindi sarà un problema?

Saranno più d’una le aziende che procederanno provocando diverse uscite dal mercato del lavoro.

Quali i settori in difficoltà?

Turismo e ristorazione. Abbiamo riscontri altalenanti su queste attività. Molti hanno lavorato all’aperto, ma con l’arrivo della stagione invernale temono riflessi negativi causa spazi ridotti e obbligo di Green pass. Anche il commercio e gli studi professionali, fatta eccezione per quelli legati alle attività del settore edilizio, trainati dai vari Bonus ristrutturazioni, rivelano trend altalenanti. Le stesse farmacie, coinvolte nelle vaccinazioni e nella raccolta tamponi, è vero che risultano con liste interminabili di prenotazioni, ma altrettanto vero che sono carenti di farmacisti. Auspico il ritorno a un clima di tolleranza, di comprensione reciproca, di solidarietà. Qui non ci sono migliori o peggiori, non ci saranno vincitori e vinti, ma solo persone con diverse sensibilità, tutte degne di rispetto, con delle famiglie a carico e con un obiettivo comune per tutti quello di ritornare quanto prima a una certa “normalità”.

a cura di Giulio Donati