Un “anno zero” per la musica, che vuole ripartire. Dall’1 al 3 ottobre Faenza torna a ospitare il Mei, Meeting delle etichette indipendenti, giunto alla 26esima edizione e capace di dare voce alla musica più innovativa del panorama italiano.

La città sarà teatro di concerti, forum, fiere e mostre proponendo nomi conosciuti, simbolo di una generazione, come Irene Grandi, Francesco Bianconi, Giovanni Lindo Ferretti, ma anche musicisti più noti ai giovani come Lorenzo Kruger, Amerigo Verardi, CmqMartina. L’edizione 2021 è dedicata a Rino Gaetano, a 40 ani dalla scomparsa, che sarà celebrato in piazza Nenni venerdì 1 ottobre alle 21.

Sabato 2, in piazza del Popolo dalle 20, si esibiranno, tra gli altri, Irene Grandi, La Nccp – Nuova compagnia di canto popolare, Amerigo Verardi (Premio miglior artista indipendente dell’anno), CmqMartina (Premio miglior artista indipendente giovane). Nello stesso giorno alle 20 il Teatro Masini ospiterà la finale del Premio dei premidedicato alla canzone d’autore. Ospite sarà Francesco Bianconi, leader dei Baustelle. Domenica 3, alle 18, al Masini il concerto di Giovani Lindo Ferretti, a cui va il Premio alla carriera. A parlarci del Mei abbiamo contattato il patron della manifestazione, Giordano Sangiorgi.

L’intervista a Giordano Sangiorgi, patron della manifestazione

Giordano, la musica torna protagonista nelle piazze.

C’è tanta voglia di aggregazione musicale e il Mei è un evento molto atteso e amato per la sua coerenza, che arriva dopo un percorso di condivisione fatto in questi mesi con tante altre realtà. Al di là dei grandi nomi, avremo centinaia di giovani e band pronti a raccontarsi con nuovi suoni e nuova musica. Tra di loro sicuramente ci sarà qualcuno che diventerà noto, come in passato lo sono stati Ghali, i Maneksin, Colapesce e Dimartino, che prima di esplodere musicalmente a Sanremo suonarono proprio sul palco di Faenza. Da anni la scelta del Mei è scommettere sui giovani, a cui diamo il palco principale.

Al di là dei tecnicismi, cos’è per te la musica indie?

Un artista che crede nel suo progetto musicale e ci scommette economicamente da solo, o con qualche socio, senza avere alle spalle grandi case discografiche. Non è qualcosa legata ai generi, allo stile, o al messaggio dei testi. È un modello produttivo, che valorizza le piccole realtà, da cui spesso nasce il “veramente nuovo”.

Qual è lo stato di questo modello produttivo, in tempo di pandemia?

È un momento di grande sofferenza. Stando alle previsioni, tra etichette, club, produttori e agenzie chiuderà quasi la metà delle attività. Bisogna considerare che per gli indipendenti i live erano fondamentali e, rispetto alle major discografiche, hanno potuto sopperire in maniera minore attraverso streaming o passaggi radiofonici. La situazione è drammatica e nel breve periodo si può rovesciare solo fornendo più ristori a questo settore e tornando a una capienza piena dei locali, pur con le dovute regolamentazioni. Sul nostro territorio, il Mei è molto apprezzato anche per il suo valore turistico.

E nel medio-lungo periodo?

Ci sono vari piani, locali e nazionali. Nelle piccole comunità le realtà musicali dovrebbero accorparsi e avere un unico riferimento, senza muoversi in maniera slegata. A livello nazionale ed europeo, per valorizzare e tutelare la musica indie, è necessario dotarsi di una piattaforma musicale che possa essere competitiva con i colossi Youtube e Spotify. A livello europeo sono state promosse solo leggi difensive, importanti, ma non sufficienti. Il modello Amazon, per esempio, distrugge non solo il piccolo commercio, ma anche le reti sociali: la musica è una delle realtà più colpite.

Dal cd a Youtube: con i nuovi supporti cambia anche il modo di fare musica, come testimonia la scena trap ormai consolidata. In futuro non sarà più necessario suonare uno strumento?

In realtà nell’ultimo periodo c’è un grande ritorno dei giovani alla passione per i supporti fisici, per le chitarre, per il rock. Certo, si tratta di numeri diversi dal passato, ma da qualche anno un ritorno verso questo tipo di musica c’è, e lo testimonia anche il recente successo del contest Faenza rock. Non è un caso il successo dei Maneskin: loro, più di altri, hanno saputo interpretare le nuove esigenze dei giovani.

Samuele Marchi