Nell’anno della pandemia e della scuola martoriata dalla Dad, la cultura non si ferma e con essa la voglia di crescere e di mettersi alla prova. Questo è quanto dimostra l’esperienza di Lorenzo Chiodarelli, 14 anni, studente faentino della Scuola media Bendandi. Nel giugno scorso, in vista dell’esame, ha scelto di approfondire come tesina la Diga del Vajont.

«Mi sono appassionato al Vajont dopo che la prof di Tecnologia, Manuela Marani, ci ha raccontato in classe la storia, partendo dalle caratteristiche tecniche della diga fino alle cause e conseguenze drammatiche del disastro umano e ambientale – racconta Lorenzo -. Da quel momento ho iniziato a documentarmi e l’ho scelto come tesi d’esame per diffonderlo e farlo capire alle persone che non ne conoscevano la storia. Per rendere il tema più efficace, ho realizzato anche un modellino in scala della Diga e di tutto l’invaso circostante. Superato l’esame ho poi pensato di donare il plastico alla comunità di Longarone, volendo esprimere loro la mia vicinanza e il mio sostegno per una tragedia che, dalla notte del 9 ottobre 1963, non potrà mai essere dimenticata».

Il 16 agosto, insieme alla sua famiglia, Lorenzo è stato ricevuto dal sindaco di Longarone, Roberto Padrin, che lo ha accolto con gratitudine, complimentandosi non solo personalmente, ma anche tramite la carta stampata, con un articolo pubblicato il 18 agosto sul quotidiano locale Il Gazzettino di Belluno, nel quale ha evidenziato quanto può fare la scuola per educare alla prevenzione dai rischi ambientali, nella difesa della natura. «Quel giorno, dopo l’incontro – prosegue Lorenzo – ho visitato la Diga, il Museo, il Cimitero e i paesi superstiti di Erto, Casso e Longarone. Questa esperienza è stata per me davvero emozionante e mi sono sorpreso di quanto sono riuscito a fare. Ringrazio infinitamente la prof Marani, il Comune di Longarone e tutti quanti mi hanno aiutato».

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Il plastico della Diga del Vajont, realizzato da Lorenzo e donato alla comunità di Longarone

La docente: “Anche l’esame di terza media può diventare un piccolo grande capolavoro”

È stata un’occasione di soddisfazione anche per l’insegnante. «Ci tengo particolarmente a portare in classe la vicenda del Vajont – spiega Marani – perché porta con sé errori umani gravissimi e rappresenta un’occasione pedagogica per tutte le generazioni, partendo da argomenti tecnici come le grandi opere civili per poi affrontare i temi della sostenibilità ambientale e della sicurezza, anche perché la storia del nostro paese, purtroppo, continua a ripetere grandi tragedie umane, dovute a un mancato senso di responsabilità ed etica. Valori che si possono e si devono imparare anche a scuola». «Mi piacerebbe – conclude la docente – che l’esperienza di Lorenzo fosse un esempio per i ragazzi e per lo spirito con cui affrontare l’esame finale di terza media, perché al di là dalle formalità con cui viene regolamentato, come avviene a causa delle limitazioni Covid, ogni alunno può fare della propria “tesina” un piccolo grande capolavoro, importante per sé e per la collettività. Questo esempio può offrire uno stimolo anche ai colleghi insegnanti. Possono davvero coinvolgere i ragazzi su temi di grande spessore, accompagnandoli e incoraggiandoli per affrontare insieme l’esame come una grande opportunità».