Contrastare l’immigrazione irregolare andando là dove parte tutto. Dove le persone decidono di abbandonare quello che hanno per affidarsi a trafficanti senza scrupoli e a un documento falso. Se da una parte ci sono organizzazioni criminali che offrono un viaggio di sofferenza e morte verso la Libia e il Mediterraneo, dall’altra c’è invece chi offre corsi di formazione e un’agricoltura sostenibile per costruirsi un futuro in Africa.

È di questo che si occupa Francesco Casalini, 25 anni, faentino che da sei mesi è coinvolto in un progetto in Ghana. Dopo la laurea in Cooperazione internazionale, un master all’Ispi e l’esperienza di servizio civile alla Caritas, ora collabora con l’ong Vis –Volontariato internazionale per lo sviluppo. L’ong è nata nel 1986 su promozione del Centro nazionale Opere Salesiane e si ispira al messaggio di san Giovanni Bosco. Opera in 40 Paesi del mondo con progetti di cooperazione internazionale e in partenariato con le missioni salesiane nel mondo.

«I principali settori di intervento in Ghana vertono su formazione, educazione professionale, migrazioni, ambiente e protezione dell’infanzia – spiega Francesco -. Il mio ruolo all’interno della missione del Vis è quello di responsabile amministrativo. Mi occupo della gestione amministrativa-finanziaria dei progetti attualmente in corso, in particolare due progetti di durata triennale finanziati rispettivamente dall’Unione Europea e dalla Cei (8xmille)».

Intervista a Francesco Casalini

Di cosa si occupano questi progetti?

Hanno come obiettivo lo sviluppo di attività e imprese locali, in particolare rivolte a donne e a giovani vulnerabili. Come base siamo a Sunyani, città da 80mila abitanti capoluogo della Regione, da cui partono molte delle rotte cha vanno verso la Libia, e per questo portiamo avanti parallelamente una campagna di sensibilizzazione con la popolazione locale per contrastare l’immigrazione irregolare. In questo lavoriamo in stretta collaborazione con i Salesiani, le diocesi e amministrazioni locali, facendo squadra.

Quale attività cercate di sviluppare?

L’agricoltura è il settore principale. Per questo portiamo avanti corsi di formazione per favorire un’agricoltura produttiva e sostenibile, il più possibile a impatto zero e contro la degradazione del suolo. Negli anni precedenti sono state costruite da Vis diverse serre per favorire l’agricoltura locale. Con la stagione delle piogge c’è abbondanza di mais, banane, pomodori. Manca però il coordinamento della filiera da coltivatori e distributori, su cui stiamo lavorando. Oltre all’agricoltura stiamo supportando dei gruppi cooperativi impegnati nella produzione di sapone biologico, un prodotto che avrebbe un grande potenziale. È fatto solo con materiale bio, relativamente facile da produrre e che può trovare mercato.

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Francesco Casalini, 25 anni, faentino

Come è stato l’approccio con il Ghana e l’Africa in generale?

Non è stato facile ambientarsi, anche perché non risiedo nella capitale, ma in un’area fortemente rurale. Mi ha colpito però l’ospitalità dei ghanesi, infatti anche se lavoro per un progetto internazionale i miei colleghi e collaboratori sono praticamente tutti locali. L’idea del progetto è infatti che siano loro a guidare le attività.

Cosa ti ha colpito in particolare?

Il problema della migrazione c’è: molti giovani vedono l’Europa come una culla di opportunità. Essendo uno dei pochi occidentali presenti, vengo visto dai giovani come un punto di riferimento, a volte quasi come un salvatore, per avere un aiuto nell’arrivare in Europa. Questa situazione a volte non è facile da gestire. Sicuramente non dobbiamo presentarci come salvatori, nel nostro piccolo dobbiamo provare a portare opportunità concrete. C’è da dire che non ho mai visto disperazione o esasperazione della povertà. La gente ha un approccio al lavoro molto positivo, la voglia di costruirsi un futuro, qua, c’è. Ho percepito un forte amore per il loro paese, il Ghana, che è ricco di risorse e materie prime su cui è forte l’interesse di Paesi stranieri. All’arrivo nella capitale mi ha colpito la presenza nel porto di tanti stabilimenti cinesi.

Torniamo al tema immigrazione. Che idea ti sei fatto?

Vedere questo fenomeno là dove nasce mi ha scosso. I barconi di cui spesso si parla sono frutto di un processo che nasce molto prima e che vede la violazione di tanti diritti. Sebbene muoversi sia un diritto, muoversi irregolarmente porta tanta sofferenza. Molte tratte partono da Nigeria e Ghana. Spesso i trafficanti sono di questi Paesi. Ti mettono in contatto con altre persone, si producono documenti falsi.

I migranti percorrono queste tratte con mezzi di fortuna, a volte viaggiano in gruppo. Si devono investire tanti soldi, sia per il viaggio sia per il documento, ma poi può capitare di essere derubati dagli stessi trafficanti, oppure di perdere il proprio documento. Si rischia davvero la vita. Chi parte sono spesso persone alfabetizzate, che avevano un lavoro, ma che sentivano il bisogno di nuove opportunità. A volte conoscono qualcuno che “ce l’ha fatta” ad arrivare in Europa, ma a fronte di quelli che riescono, tanti muoiono. Per questo cerchiamo di sensibilizzare le persone sui rischi e offriamo opportunità alternative.

Il tema è complesso, e non si fermerà nei prossimi anni. A oggi, sono più le domande, rispetto alle risposte, che mi arrivano da questa esperienza.

Samuele Marchi