Da una parte microchip che non si trovano, dall’altra una rivoluzione ecologica che porta a riflettere a 360 gradi sul futuro della mobilità.

Sono tante le sfide per il settore auto che, di fronte a diversi bivi, deve scegliere quali strade intraprendere. Con la consapevolezza che il tempo è poco, e si deve subito partire in quarta per non perdere terreno. Ne parliamo con Domenico Palli, titolare del Gruppo Moreno, realtà di punta del settore automotive con circa duecento tra dipendenti e agenti.

Anche la concessionaria subisce le difficoltà legate al reperimento delle materie prime. «Tutte le grandi case costruttrici vivono le stesse situazioni – spiega – con consegne che vengono rimandate di molti mesi. Ci riferiscono la carenza del materiale che serve per realizzare i microchip per auto. Si tratta di metalli nobili per i quali sembra che l’industria cinese abbia iniziato una forte campagna di acquisizione. Le auto sarebbero pronte per la consegna, ma basta anche solo l’assenza di un microchip per bloccare tutta una produzione e ritardare le consegne di mesi».

Moreno
Domenico Palli, titolare del gruppo Moreno

Le sfide del futuro per il settore auto

A marzo, spiega Palli, erano arrivate le prime avvisaglie di una possibile crisi dal settore costruzioni, che poi ha colpito anche quello automotive. E così in questi mesi le concessionarie possono anche vendere auto, ma non si consegna e non si fattura.

Difficile fare previsioni per il futuro, con una normalizzazione che potrebbe arrivare solo nel primo trimestre 2022. «Veniamo da due anni molto difficili. Abbiamo avuto tre mesi di chiusura durante il lockdown, nonostante questo come Gruppo siamo riusciti a non lasciare a casa nessun dipendente. Certo, ci troviamo in una situazione di grande complessità per tutto il settore».

Non solo assenza di materie prime. Le case costruttrici infatti si trovano di fronte a uno scenario in continua evoluzione: quanto e come investire sulle auto ibride ed elettriche? «A Faenza in questa fase vedo molto forte l’interesse per le auto ibride – spiega Palli – mentre inizia a esserci qualche timido accenno verso l’elettrico per le persone abituate a muoversi pochi chilometri. Diverso è il discorso nelle grandi città, come Bologna, dove l’ibrido è già consolidato». Non è però solo la questione tra benzina o elettrico in ballo, ma un nuovo approccio alla mobilità. «Anche noi come operatori del settore dobbiamo cambiare il rapporto col cliente negli showroom: le persone cercano sempre più una mobilità flessibile e dobbiamo riuscire a garantire varie soluzioni. In futuro sarà sempre più normale confrontarsi con clienti che per due mesi all’anno si muovono in auto facendo molti chilometri, poi per sei mesi stanno solo in città, e per gli altri quattro hanno altre esigenze».

Samuele Marchi