Nel primo numero del mese di aprile de il Piccolo ho parlato dei giochi che facevamo noi bambini di una volta, bambini di campagna naturalmente. Giocavano però anche quelli di città che, vivendo in un ambiente diverso, avevano, oltre alle nostre, altre possibilità per divertirsi. A parlarmene è stato Gian Domenico (Giando) Sacchini. L’altra mattina di buon’ora ho fatto un salto a casa sua e ne è venuta fuori una gran bella e simpatica chiacchierata proprio su questo argomento.

Giando, per la maggior parte di noi faentini, è un personaggio straordinario che non ha bisogno di troppe presentazioni. Dico soltanto, per chi non lo conoscesse, che per il bene che ha fatto e sta ancora facendo, nel 2018 gli è stata assegnata l’onorificenza di Faentino sotto la torre. Ha compiuto i 90 anni il 16 luglio scorso, ma è un giovanotto a tutti gli effetti e, saranno mo stati i profondi valori in cui crede o le migliaia e migliaia di chilometri macinati dalle sue gambe, conserva una mens sana in corpore sano da far invidia a un trentenne!

I giochi che ha fatto da ragazzino tra gli anni ‘30 e il passaggio del fronte, non solo li ricorda, ma nel “libro delle sue memorie” li ha descritti perfettamente e disegnati. Fra i tanti mi hanno colpito particolarmente le gare con i “carrioli” fatti con legno e grossi cuscinetti a sfere che Giando e i suoi amici si procuravano scocciando i rarissimi meccanici di autocarri di allora.

Questi carrioli si usavano prevalentemente su percorsi pianeggianti provvedendo a turno alla spinta, ma qualche volta e soprattutto in occasione di competizioni fra “bande” di città, si utilizzava la lunga discesa del Cavalcavia (era appena stato costruito) che consentiva forti emozioni di velocità; naturalmente vinceva chi arrivava più lontano.

Passato il fronte e completati gli studi, Giando ha cominciato a lavorare fin da giovanissimo, si è formato una bella famiglia, ma non ha mai smesso di “giocare”; con l’abilità progettuale e manuale che gli è innata ha rimesso in funzione alcuni dei suoi vecchi giocattoli, ne ha costruiti tanti dei nuovi per le sue figlie, i nipoti e, recentemente, anche per i pronipoti. Questo è solo un assaggio delle tante cose di cui si può parlare con Giando. Ritornerò sull’argomento, e non solo, in qualche prossimo numero de il Piccolo.

Mario Gurioli