Finalmente, dopo quasi cinque anni, viene restituito a Modigliana l’antico organo della sua Cattedrale, restaurato e performante. Si tratta, come abbiamo scoperto in questa occasione, di un manufatto di pregio costruito da un’antica e famosa dinastia di organari e che rappresenta l’ideale di organo per l’epoca in cui è stato costruito. Andiamo per ordine.

È stato costruito nel 1826 quando Modigliana non era ancora diocesi e la chiesa era solo una Collegiata, sede di un Capitolo di Canonici. La presenza di un buon numero di Canonici, dodici più il priore, è sicuramente stata il presupposto perché la Collegiata si dotasse di un organo più grande e più adatto alla liturgia che vi veniva officiata, più simile a quella di una Cattedrale.

A costruirlo è stato il pistoiese Giosuè Agati assieme ai figli Nicomede e Giovanni. Gli Agati sono stati una grande dinastia di organari che assieme ai Tronci, l’altra famiglia coeva e conterranea, hanno monopolizzato le costruzioni di organi in tutto il Granducato di Toscana e nei territori confinanti fin dalla metà del 700 a tutto l’800 e fino ai primi del 900. A entrambe le famiglie, le cui attività si fusero nel 1883, per mancanza di eredi nel ramo Agati, sono attribuite circa 1.200 costruzioni.

Dicevamo poco sopra che l’organo rispecchia esattamente l’epoca in cui è stato costruito. Con l’800, infatti, si afferma quel movimento artistico passato alla storia come Romanticismo e che investe in generale la cultura e, nello specifico, la letteratura e la musica.

In Italia s’identifica, in particolare, con le aspirazioni del suo Risorgimento nazionale e, in campo musicale, nell’epoca d’oro del melodramma. Ora, in un’epoca in cui non c’era la radio come potevano essere diffuse le arie cantabili, le cavatine e cabalette, le sinfonie di composizioni celebri dei vari autori nazionali quali Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi? Ci pensò l’organo-orchestra che per una felice combinazione s’avvantaggiò dell’introduzione dei registri di concerto che non fu il risultato di assecondare la nuova musica quale il melodramma, ma fu quest’ultimo a trovare nell’organo così evoluto e strutturato, la massima versatilità.

La letteratura in materia vuole che, per quanto concerne la scuola pistoiese, fosse fortemente influenzata, nei colori dei suoni, dallo strumento costruito dall’organaro fiammingo, il gesuita Willem Hermans (1601-1683) che, giunto in Italia nel 1648, costruisce nel 1664 un organo per la chiesa del suo ordine a Pistoia, Sant’Ignazio di Loyola.

Tanti incontri e concerti per festeggiare il restauro: si parte il 20 luglio con l’inaugurazione ufficiale

Così giungiamo ai giorni nostri. Per l’inaugurazione di martedì 20 luglio è stato invitato l’organista pistoiese, il maestro Andrea Vannucchi, che consideriamo uno dei massimi esperti di organi di scuola pistoiese e che, guarda caso, è anche l’organista titolare di quest’ultimo organo, della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, appena ricordata.

Ha pubblicato su cd, l’intera opera del pistoiese Giuseppe Gherardeschi (1759-1815), anche lui componente di una dinastia di compositori e Maestri di Cappella della Cattedrale di Pistoia, coeva degli Agati e Tronci, che ci ha lasciato una scrittura originale e puntuale delle straordinarie possibilità coloristiche degli strumenti usciti dalle fabbriche della sua città natale.

Bruno Tagliaferri