Parte da una considerazione: “Abbiamo perso i sensi! Come il mercato stravolge il corpo”. E ne è così convinto che lo ha messo come titolo di un incontro che ha svolto il 14 luglio scorso a Marina di Ravenna. Gilberto Borghi da 33 anni è insegnante di religione a Faenza, oltre che pedagogista clinico e blogger per il sito VinoNuovo.
Il rapporto dei giovani con il proprio corpo
E proprio con lui abbiamo approfondito il tema dei giovani e del rapporto con il proprio corpo. «Chiediamoci: perché un giovane fa dei tagli sul suo corpo? – propone Borghi –. Per sentirsi vivo. Sono però in crescita i giovani che percepiscono di non esserlo, si sentono morti dentro.
O perché tanti giovani stanno svegli davanti a un videogioco, tutta la notte, per poi crollare al mattino? La risposta è la stessa: concepiscono il loro corpo come uno strumento che si deve adattare alla loro volontà. E non come una parte fondamentale di se stessi, una parte da ascoltare e di cui avere cura». Una visione distorta, questa, che Gilberto Borghi vede anche in molti adulti.
“Anima e corpo sono egualmente importanti”
«La società post-moderna solo in apparenza valorizza il corpo. In verità essa, con le sue proposte (dalle forme di divertimento e svago estreme, all’attenzione maniacale al proprio peso, solo per fare due esempi, ndr) ci condiziona e fa sì che noi, a nostra volta, condizioniamo e forziamo il nostro corpo». Non è solo colpa della società attuale, però, nella quale tutto si produce e consuma sempre più in fretta e anche il corpo sembra più un oggetto che una parte fondamentale di ogni uomo. «Noi cristiani dovremmo recitare il mea culpa – continua Borghi – su questo fronte.
Per secoli abbiamo sostenuto che il corpo non importava, che quel che valeva era solo l’anima e adesso siamo a questo punto. Invece non è così: a differenza della cultura greca, l’antropologia ebraica cui ci riferiamo come credenti, non è dualista: per l’ebreo anima e corpo sono un tutt’uno ed entrambi importanti. Dovremmo recuperare e fare nostra questa idea e diffonderla soprattutto fra i giovani, che hanno un rapporto conflittuale con il loro corpo».
La riflessione si allarga al piano culturale e al dialogo tra credenti e non credenti, che oggi appare difficile e legato molto a stereotipi.
«Anche qui il problema di partenza è l’errata concezione che si ha del corpo – sostiene Borghi –. Pensiamo a quali sono i principali temi di discussione oggi fra cattolici e laicisti: l’eutanasia, quindi quando porre fine a questo mio corpo mortale oppure il cambiare sesso. Difficilmente ci confrontiamo, fra credenti e non credenti, su questioni di fondo, sociali, come la giustizia, il diritto al lavoro». La strada per superare questa dicotomia corpo-anima, secondo Borghi, non è semplice, dato il bombardamento mediatico che ci fa percepire il corpo solo come uno strumento per i nostri bisogni: «Non è un contenitore vuoto – conclude Borghi -. Il corpo precede la mente e la nostra volontà, ci dà indicazioni.
Occorre un recupero della dimensione corporea della fede. Vedo un bisogno molto diffuso di vivere la fede in modo corporeo. Un esempio: tanti miei ragazzi credono ai miracoli di Medjugorie, ma storcono il naso se parlo loro della risurrezione di Gesù». Contraddizioni che fanno riflettere.
Fabrizio Casanova