Si è svolta nella Corte delle Domenicane, sabato 19 giugno, la presentazione del libro di Giovanni Turchetta, “Vita oscura e luminosa di Dino Campana, poeta”, alla presenza di un pubblico attento tra cui alcuni giovanissimi. Il prof. Stefano Drei ha chiarito che questa che Turchetta ci consegna ora è la quarta riscrittura della biografia di Dino Campana. Rispetto alla terza, il volume ha raddoppiato le dimensioni: segno di un’attenzione scrupolosa e senza preconcetti alle tante novità che via via si sono acquisite in questi anni.

È cambiato anche il titolo: prima Dino Campana biografia di un poeta, ora “Vita oscura e luminosa di Dino Campana, poeta”. Rimane quella qualifica finale poeta che lo definisce e che giustifica l’attenzione che tuttora gli portiamo: non parleremmo di lui se fosse soltanto un caso umano da compatire. Ma la coppia antitetica di aggettivi «oscura e luminosa» è preziosa perché segnala il rifiuto di facili sintesi prefabbricate: sbaglia chi vede in lui il paradigma del genio incompreso, vittima dell’ambiente, come sbagliava chi vide in lui «un matto e basta».

Il disagio psichico ci fu e lo stesso Campana se ne rendeva dolorosamente conto. C’è un frammento, rinvenuto fra le sue carte, in cui Campana riassume la propria biografia condensandola in due eventi: la «confusione di spirito» che lo colpì quindicenne inducendolo a commettere «ogni sorta di errori» e il libro scritto «a testimonio di sé medesimo, in vari intervalli della sua vita errante».

È un evidente riferimento agli intervalla insaniae che consentirono, secondo la celeberrima testimonianza di Girolamo, al presunto pazzo Lucrezio di scrivere il suo poema. Attenzione, però: per intervalla, non per insaniam. Mi pare Turchetta abbia ragione quando insiste su questo: quando Campana scrive è sereno.

L’autore, Giovanni Turchetta: “Da un lato ci sono sofferenza e disordine, dall’altro la bellezza, intensità e forza della sua poesia”

Turchetta ha spiegato le ragioni per cui fin dal titolo ha sottolineato l’ambivalenza della storia del grande poeta marradese: «Da un lato ci sono la sofferenza e il disordine della sua vita materiale, ma dall’altro ci sono la bellezza, l’intensità e la forza della sua poesia, che continua a parlarci e a sorprenderci». Ha aggiunto poi che la biografia: «condotta attraverso un lavoro di ricerca pluri-decennale, intende liberare Campana dalle leggende e dagli stereotipi, per restituircelo in tutta la sua umanità e ricordarci fino a che punto egli sia stato soprattutto uno scrittore vero, coltissimo e tenacissimo nella ricerca senza sosta di quella poesia che rende la sua vita luminosa»,

Drei ha pure evidenziato un altro merito del libro che è «la chiarezza, l’atteggiamento bonario e amichevole con cui prende per mano lo spettatore, argomentando, prospettando talvolta ipotesi diverse, senza mai nascondere una forte simpatia umana per il protagonista»,

Con le letture musicali del Duo Chiari la poesia di Campana è volata leggera nella brezza del tramonto e ancora una volta ha emozionato e stupito. Ma non pensiamo di avere raschiato il fondo. Gabriel Cacho Milet soleva dire: «Il poeta di Marradi, autore di un piccolo libro infinito. Vi darà ancora molto filo da torcere».

Mirna Gentilini